John Lennon, Yoko Ono, “Double Fantasy”, 1980

John Lenno, Yoko Ono, Double FantasyQuesto post avrei voluto pubblicarlo ieri 9 ottobre, giorno in cui John Lennon avrebbe compiuto settantasette anni, ma sono giunto in ritardo anche in quest’occasione. Lo so, un tempo ero un blogger più bravo e soprattutto più puntuale. Tengo famiglia, continuo a ripetere, ma c’è di mezzo una certa pigrizia che non mi abbandona mai. Ad ogni modo, un post su “Double Fantasy” è un qualcosa che volevo scrivere da anni, sulle precedenti edizioni di questo modesto blog. Il fatto è che ho sempre fatto fatica a considerare “Double Fantasy” come un album in quanto tale. Mi spiego meglio.

A parte il brano Clean Up Time, che avevo registrato su cassetta in una di quelle compilation amatoriali che tanto mi piaceva collezionare tanti anni addietro, avevo già tutte le canzoni di John Lennon contenute sull’album “Double Fantasy” sulle raccolte. E una raccolta in particolare, “The John Lennon Collection”, è stato il primo disco da solista di Lennon che io abbia mai avuto tra le mani. Ecco perché quando al principio degli anni Duemila sono andato finalmente a procurarmi una stampa su vinile di “Double Fantasy”, tanto per completare la collezione, l’album non mi ha impressionato granché: le sette canzoni di John Lennon presenti le conoscevo a memoria da molti anni, e per giunta erano intervallate con altrettante canzoni della moglie, Yoko Ono, che musicalmente parlando non mi ha mai detto granché. Insomma, quando avevo voglia di riascoltarmi le varie Woman, (Just Like) Starting Over o Watching The Wheels non andavo certo a mettere “Double Fantasy” sul piatto, bensì tornavo alla mia vecchia cara copia in ciddì della “John Lennon Collection”.

In anni recenti, se non altro, persa un po’ di malizia e sciolte molte delle mie riserve, complice anche l’acquisto d’una copia remaster di “Double Fantasy” che si sente straordinariamente bene, ho avuto modo di apprezzare l’album come un corpo unico di canzoni, dove un brano di John è seguito da uno di Yoko, in una sorta di dialogo uomo/donna che di fatto costituisce un aspetto fondamentale di questo lavoro. Un lavoro che, come sappiamo tristemente tutti, è l’ultimo pubblicato in vita da John Lennon, un mese o poco più prima della sua tragica morte. E’ un album importante, “Double Fantasy”, anche per un’altra ragione: è il primo disco di Lennon dopo uno stop di ben cinque anni, durante i quali si era sostanzialmente ritirato dalle scene per dedicarsi alla cura del piccolo Sean Lennon, l’unico figlio avuto con la Ono, nel giorno del suo stesso trentacinquesimo compleanno, il 9 ottobre 1975.

Era contento di questo ritorno, John Lennon, anche se forse si sarebbe aspettato qualcosa di più in termini di accoglienza: “Double Fantasy” fu un successo ma soltanto postumo, come si può facilmente intuire. Tuttavia John e Yoko erano già impegnati nella registrazione delle canzoni che avrebbero costituito il seguito di “Double Fantasy”, ovvero quel “Milk And Honey” che invece uscì soltanto nel 1984. Il grande pubblico, in definitiva, si era sì interessato del “nuovo album di John Lennon” ma non sembrava particolarmente attratto dal fatto che si trattasse di un’opera a metà, un disco intitolato ANCHE a Yoko Ono. A difesa di lei, c’è da dire che le sue canzoni sono quanto di meglio avesse proposto fino ad allora e che, inoltre, erano tutte brevi, tutte sui due-tre minuti, e decisamente ben amalgamate con le proposte del più illustre marito.

E così, accanto ad alcune di quelle che reputo tra le più belle canzoni di John Lennon – ovvero le già citate Woman, (Just Like) Starting Over e Watching The Wheels, alle quali aggiungo anche la dolcissima Beatiful Boy (Darling Boy) – canzoni come Movin’ On, Every Man Has A Woman Who Loves Him e Beautiful Boys, tutte scritte e cantate da Yoko Ono, non sfigurano affatto. Anzi, da un certo punto di vista, si può dire che musicalmente parlando siano le più interessanti e innovative (per l’epoca), anche se quelle di John hanno resistito maggiormente alla prova del tempo, diventando degli autentici classici.

Prodotto dagli stessi John & Yoko col newyorkese Jack Douglas, precedentemente noto per essere stato l’uomo alla console mentre gli Aerosmith incidevano negli anni Settanta i loro album più celebrati, “Double Fantasy” è forse l’album di Lennon meglio suonato, grazie a musicisti del calibro di Earl Slick (chitarra), Tony Levin (basso) e Andy Newmark (batteria). – Matteo Aceto

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