Roland Orzabal, “Tomcats Screaming Outside”, 2000

roland-orzabal-tomcats-screaming-outsideNel 2000 due ghiotte notizie risvegliarono prepotentemente il mio interesse per i Tears For Fears: Curt Smith e Roland Orzabal s’erano finalmente riappacificati e avevano preso a scrivere del nuovo materiale insieme, con Orzabal intanto nell’imminenza di pubblicare un album solista.

In realtà gli ultimi due album dei Tears For Fears – i magnifici “Elemental” (1993) e “Raoul And The Kings Of Spain” (1995) – erano già due lavori solistici per Roland Orzabal e il fatto che desse alle stampe un nuovo disco a suo nome faceva ben sperare per un imminente ritorno dei Tears For Fears. Insomma, mettendo il suo nome su un album, Roland dava ad intendere che il marchio Tears For Fears sarebbe riapparso solo con Curt Smith nei ranghi. E così fu, con lo splendido “Everybody Loves A Happy Ending”, pubblicato dopo non poche peripezie nel 2004.

Ma torniamo al 2000: pare che Roland Orzabal, dopo essersi dilettato a produrre un album per Emiliana Torrini, stia per pubblicare un disco a suo nome pesantemente influenzato dai ritmi jungle e drum ‘n’ bass. Alla notizia resto perplesso… Roland che fa drum ‘n’ bass?! Però è anche vero che Orzabal, almeno a nome Tears For Fears (ma anche a nome Graduate, come scoprirò in seguito), non ha mai sbagliato un colpo, per cui attendo fiducioso il risultato finale. Ma pure questo disco, intitolato “Tomcats Screaming Outside”, non ha vita facile: la casa discografica voleva pubblicarlo a nome Tears For Fears ma Orzabal intendeva giustamente farlo uscire come un progetto solista; e così, coraggiosamente, il nostro cede i diritti a una piccola etichetta, la Eagle Records, che pubblicò finalmente “Tomcats Screaming Outside” nel 2001.

Andai a comprarlo a scatola chiusa, pagandolo non poco, tuttavia ne ben valse la pena: il buon Roland, cheddiolobbenedica, ci ha azzeccato anche stavolta! Fortunatamente non è un disco drum ‘n’ bass come si vociferava… certo, un paio di canzoni sono influenzate da quelle sonorità e l’elettronica non manca in nessun brano però, per molti aspetti, “Tomcats Screaming Outside” è l’album più rockeggiante ad opera nel nostro.

Appena inserito il disco nel lettore, i primi secondi dell’iniziale Ticket To The World mi introducono in una bella dimensione rock lievemente spruzzata d’elettronica che subito m’esalta, anche se stentavo a riconoscere la voce di Roland a causa del suo timbro basso. Credo che non l’avrei riconosciuto se non sapessi chi stavo ascoltando, tuttavia, appena la canzone si avvicina al ritornello, la bella voce orzabaliana si erge con tutta la sua carica. Per il resto Ticket To The World è una delle cose più potenti pubblicate dal nostro, col finale quasi heavy e il basso in grande spolvero per tutta la durata del brano… brano che in poco tempo è diventato uno dei miei preferiti nel repertorio dell’artista inglese!

Ancora meglio fa la successiva Low Life, pubblicata come singolo apripista: su una base vagamente dance si staglia una canzone tanto tesa quanto rock, per un brano veloce e assai coinvolgente. Di fatto, Low Life è il brano che più preferisco fra quelli presenti in questo disco e spesso & volentieri l’ascolto una seconda volta prima di procedere con le altre canzoni. E’ inoltre un pezzo molto intenso se ascoltato in cuffia e particolarmente adatto mentre si è al volante.

Hypnoculture è un pulsante brano col basso in bella mostra: la prima parte della canzone è perlopiù strumentale, salvo dei campionamenti di canti tribali, poi, sul finale, entra la morbida voce del nostro a caratterizzarla inconfondibilmente come una sua creatura. In definitiva, Hypnoculture suona quasi come un brano di world music in chiave techno-rock.

La potente Bullets For Brains, anch’essa così tipica dello stile del nostro, potrebbe essere stata scritta durante le incisioni di brani tearsforfearsiani altrettanto potenti come Laid So Low e Break It Down Again: è comunque un arrembante brano pop-rock venato d’elettronica, con un’ottima performance vocale da parte di Orzabal.

La successiva For The Love Of Cain presenta un andamento ben più disteso, anche se dal ritornello ampio, arioso e cantabilissimo. For The Love Of Cain è un pezzo che non avrebbe sfigurato in nessun disco dei TFF e forse basterebbe la sua sola presenza per giustificare l’acquisto di “Tomcats” ad un fan della band inglese.

Con Under Ether inizia quella che considero la seconda parte di quest’album, un lato più sperimentale dove Roland si diverte a giocare con diverse strutture sonore. In questo caso troviamo un pezzo ipnotico e psichedelico, piuttosto lungo, con le chitarre ben in evidenza. Sulle prime, Under Ether non mi piacque molto ma ascolti successivi me l’hanno rivelata come una delle opere orzabaliane più affascinanti (ascoltare, in particolare, il tono morbido e al contempo impassibile che Roland infonde alla sua versatile voce).

A seguire troviamo Day By Day By Day By Day By Day, una lenta dalla melodia decisamente triste, tuttavia una bella canzone impreziosita dall’ennesima fantastica prova vocale ad opera di Orzabal. La rockeggiante Dandelion è invece un’altra divagazione del nostro in territori più heavy. Un altro buon brano, forse un po’ troppo corto (coi suoi tre minuti e tre è infatti il più breve presente qui) che avrebbe reso di più con l’aggiunta d’un altro interludio chitarristico.

Hey Andy! è piuttosto atipica nel panorama complessivo della musica tearsforfearsiana. Abbiamo infatti una base jungle sulla quale s’innestano gli atmosferici sintetizzatori, il discreto basso e la versatile voce di Roland, che è più pacata nella sequenza delle strofe e più potente & aperta nei ritornelli.

Kill Love è l’esperimento più simile alla drum ‘n’ bass (soprattutto dopo il primo ritornello) contenuto in “Tomcats”, ma la malinconica melodia cantata dal nostro riporta tutto nella giusta prospettiva. Ascoltando Kill Love per la prima volta ho avuto la netta impressione che Roland Orzabal potrebbe destreggiarsi con qualunque sonorità restando spettacolarmente se stesso.

Segue Snowdrop, altro brano alquanto atipico per gli standard del nostro: una melodia calda e rilassata poggiata su una base elettronica leggermente jungle. La melodia si fa più imponente nei ritornelli, rendendo Snowdrop molto più coinvolgente, tuttavia credo che l’arrangiamento elettronico impiegato qui abbia un po’ penalizzato quella che poteva essere un’altra interessante ballata.

La pacata e riflessiva Maybe Our Days Are Numbered, canzone conclusiva, è quella che meno amo fra quelle presenti nell’album. Tuttavia, con ascolti successivi, ho imparato ad apprezzare pure la sua circolare atmosfera elettronica, ipnotica ma anche calda, e la suadente performance vocale di Roland. In fin dei conti, Maybe Our Days è una gradevole chiusura per un album che mi piace molto.

Prodotto dallo stesso Roland Orzabal col fido Alan Griffiths, bravissimo chitarrista e polistrumentista, collaboratore del nostro fin dai primi anni Novanta (in pratica da quando Smith è uscito dai TFF), “Tomcats Screaming Outside” è un disco che piacerà a ogni fan tearsforfearsiano e che perciò mi sento di consigliare vivamente a tutti loro. Inoltre, la sua originale (e riuscitissima) fusione di elementi pop, rock, techno ed elettronici dovrebbe rendere quest’album molto interessante anche ad un casuale appassionato di musica. – Matteo Aceto

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