
Insomma, come tutti i capolavori della musica contemporanea, pure “Somethin’ Else” è il frutto pressoché perfetto d’un’unione di personaggi dallo spiccato talento individuale che, messi assieme, realizzano un disco sopraffino, godibilissimo anche oggi, dopo oltre mezzo secolo dalla sua prima edizione. Del resto, si sa, i classici non hanno tempo, ignorano le mode, e questo “Somethin’ Else” è davvero qualcos’altro.
Cinque i brani presenti sul disco (tre standard e due composizioni originali), più un brano aggiunto nelle recenti ristampe del quale parleremo poi. Ora passiamo ad una piccola analisi track-by-track di “Somethin’ Else”, chiarendo fin da subito che sarà molto gradìta ogni vostra utile aggiunta tra i commenti.
Autumn Leaves
Ecco, a me basterebbero anche soltanto gli 11 minuti di Autumn Leaves per giustificare la presenza di “Somethin’ Else” nella mia collezione di dischi. Originariamente scritto da Joseph Kosma e diventato col tempo uno standard del jazz, il brano è qui reinterpretato in modo semplicemente e irresistibilmente grandioso. Al baldanzoso incedere iniziale del piano di Hank – sorretto dal basso di Sam e dalla batteria di Art – si sovrappongono all’unisono gli strumenti di Cannonball e Miles, finché dopo 52 secondi il solo Miles – con la sua caratteristica tromba sordinata – introduce il tema portante, così piacevolmente malinconico, scandito dallo swingare in tempo medio del trio Jones/Jones/Blakey. In seguito si ascolteranno prima un assolo dello stesso Adderley e poi un continuo alternarsi di assoli tra Davis e Hank Jones, i quali procederanno così fino alla lunga chiusura del brano (a partire da 8’57”, grazie a un passaggio bellissimo) che riprende – anche se più sommessamente – il baldanzoso tema iniziale. Insomma, nell’economia complessiva di questa versione di Autumn Leaves, il brano è certamente più una creazione di Miles Davis (con uno straordinario Hank Jones) che di Cannonball Adderley, ma all’epoca il nostro altosassofinista era ancora poco esperto nella conduzione d’un gruppo jazz, e del resto faceva ancora parte del gruppo dello stesso Miles. Per cui fu ben felice, credo, di lasciarsi guidare dal suo leader in un album che contribuì una volta per tutte a solidificare il nome di Julian “Cannonball” Adderley tra gli appassionati di musica. Ad ogni modo, questa Autumn Leaves è davvero splendida, senza dubbio fra le cose migliori che io abbia mai sentito.
Love For Sale
Scritta da quel genio di Cole Porter e interpretata negli anni da molti altri artisti (tra i quali segnalo Aretha Franklin con una versione superba), Love For Sale può essere tranquillamente inserita in qualsiasi “best of” di Miles Davis, anche se, come sappiamo, questa versione è accreditata all’Adderley solista. In effetti il carismatico trombettista tornò di lì a poco in studio – precisamente il 26 maggio – col suo gruppo (con tanto di Cannonball nei ranghi) per una “sua” versione, che però restò inedita fino al 1975. La versione di “Somethin’ Else” resta però superiore, francamente indimenticabile: dalla lenta ma elegante introduzione di piano, il brano si vivacizza con un alternarsi di assoli – nell’ordine – di tromba, di alto sax, di tromba, di piano (breve) e infine di tromba finché il tutto sfuma.
Somethin’ Else
Il brano che dà il titolo all’album, scritto proprio da Miles Davis, è uno swing vivace e piacevolmente sostenuto, che inizia con un irresistibile botta e risposta tra gli strumenti di Miles e di Cannonball. Seguiranno gli assoli veri e propri – prima Davis e poi Adderley – e quindi uno ad opera di Hank Jones; quest’ultimo, però, viene anticipato e infine seguìto da altri gioiosi scambi di fraseggi del duo Miles/Cannonball. Il tutto in 8 minuti di durata che scorrono via che è una bellezza.
One For Daddy-O
Secondo e ultimo brano originale in programma, One For Daddy-O è stato invece scritto dal fratello di Cannonball, quel Nat Adderley che spesso e volentieri legò la sua vicenda artistica con quella dell’illustre consanguineo. Dal passo felpato e sicuro di sé, One For Daddy-O è un brano che trovo sempre piuttosto sfuggevole: sì, insomma, riesce a fregarmi, a partire da quell’irriverente scambio tra sezione fiati e piano che si ascolta all’inizio (per poi riproporsi alla fine). Il primo assolo è stavolta affidato proprio a Cannoball, seguìto dal reciproco alternarsi di due assoli a testa per Miles e Hank. Alla fine del brano si ascolta distintamente la voce di Miles che, rivolgendosi al produttore, gli chiede: “era questo quello che volevi, Alfred?”. Ad ogni modo, One For Daddy-O ci regala altri 8 minuti di letizia sonora.
Dancing In The Dark
Scritta dal duo Schwartz/Deitz, questa memorabile ballata ha l’onore di chiudere un album altrettando memorabile. Unica esecuzione in programma a non figurare Miles Davis, la romantica Dancing In The Dark è una vetrina melodica per il sax alto di Cannonball, sorretto dalla puntuale eleganza del trio Jones/Jones/Blakey.
Bangoon
Gioioso e movimentato, noto anche come Alison’s Uncle, questo brano è stato aggiunto come bonus nelle recenti riedizioni remaster di “Somethin’ Else”. Scritto da Hank Jones e registrato nella stessa seduta del 9 marzo 1958, Bangoon non venne però inserito nell’edizione originale di “Somethin’ Else” e restò in archivio per oltre ventanni. Il suo ascolto è comunque interessante perché, oltre ai “consueti” assoli di Miles, Cannoball e Hank, troviamo una grande prova solistica di Art Blakey, la cui batteria si rende sempre più protagonista a partire da 3’50”.
Volendo chiudere un post che forse s’è dilungato pure troppo, aggiungo un ultimo commento personale: “Somethin’ Else”, album registrato al celebre studio allestito da Rudy Van Gelder a Hackensack, alle porte di New York, è un capolavoro che non mi stanco mai d’ascoltare, perfetto sia con lo stereo di casa che in auto. Ah, davvero ultimissima considerazione: in tutto il disco, il pianista Hank Jones esegue in maniera eccellente la sua funzione, ovvero quella di fare da cuscinetto tra sezione fiati e sezione ritmica. Un gigante, il buon Hank. – Matteo Aceto