I supergruppi

Traveling Wilburys George Harrison Bob DylanForse il termine non suscita simpatia ma, per supergruppo, s’intende comunemente una band formata da due o più componenti illustri provenienti da altre band. La storia del rock annovera diversi supergruppi ma la loro costituzione sembra aver preso piede soprattutto dagli anni Ottanta ad oggi. Vediamone alcuni, cercando di procedere in ordine cronologico.

Il titolo di primo supergruppo sembra spettare ai Blind Faith, composti da membri dei Cream (Eric Clapton e Ginger Baker) e dei Traffic (Steve Windood), formatisi e disciolti nel 1969 con un solo album all’attivo. Poi fu la volta della Plastic Ono Band, un gruppo che John Lennon e Yoko Ono formarono insieme a Eric Clapton e a George Harrison, sebbene svolgesse un’attività occasionale tra il 1969 e il 1970. Di supergruppi pop-rock nati negli anni Settanta non me ne sovviene nessuno, credo che comunque non ve ne siano stati molti, per cui passo agli anni Ottanta.

Nel 1982 nascono i Lords Of The New Church (componenti dei Dead Boys e dei Damned), nel 1983 nascono invece i Glove (membri dei Cure e dei Siouxsie And The Banshees), nel 1984 debuttano i Dalis Car (componenti dei Japan e dei Bauhaus) e i Chequered Past (membri dei Sex Pistols e dei Blondie), nel 1985 fanno la loro comparsa i Power Station (voce di Robert Palmer e musicisti dei Duran Duran e degli Chic), mentre nel 1986 è la volta dei GTR (membri dei Genesis e degli Yes) e ancora nel 1989 degli Electronic (componenti dei New Order, degli Smiths e dei Pet Shop Boys).

Nel 1988 hanno fatto la loro prima comparsa, con l’album “The Traveling Wilburys, Vol. 1”, i Traveling Wilburys (nella foto sopra), un super-supergruppo direi, giacché formato da George Harrison dei Beatles con Bob Dylan, Roy Orbison, Tom Petty e Jeff Lynne della Electric Light Orchestra.

Passando agli anni Novanta, nel ’95 debuttano i Mad Season (formati da componenti di Alice In Chains e Pearl Jam), mentre l’anno dopo è la volta dei Neurotic Outsiders (membri dei Sex Pistols, dei Cult, dei Guns N’ Roses e dei Duran Duran). Di altri non ricordo…

Mi sembra più produttivo il decennio in corso: già nel 2000 debuttano i Damage Manual (componenti dei PiL, dei Killing Joke e dei Ministry), nel 2002 esordiscono con alcune canzoni distribuite in rete i Carbon/Silicon (componenti dei Clash e dei Sigue Sigue Sputnik) e con una distribuzione in grande stile, invece, debuttano gli Audioslave (musicisti dei Rage Against The Machine e voce dei Soundgarden). Nel 2004 è la volta dei Velvet Revolver (musicisti dei Guns N’ Roses e cantante degli Stone Temple Pilots), mentre il 2006 ha segnato il debutto ufficiale dei The Good, The Bad And The Queen (componenti dei Clash, dei Blur e dei Verve).

Nella storia della musica moderna si sono visti numerosi esempi di supergruppi costituiti apposta per un singolo evento o brano: è il caso dei Band Aid, che nel 1984 hanno pubblicato il singolo Do They Know It’s Christmas?, e degli U.S.A. For Africa, che l’anno dopo hanno pubblicato il singolo We Are The World. Entrambi nati per scopi benefici, i primi (di origine angloirlandese) sono nati dall’iniziativa di Bob Geldof e Midge Ure (che hanno coinvolto, tra i tanti, Sting, Phil Collins, Paul Weller, Paul Young, Boy George, i Duran Duran, gli U2 e George Michael), i secondi (americani) sono nati invece dall’iniziativa di Michael Jackson e Lionel Richie (coinvolgendo un cast stellare formato, fra i tanti, da Ray Charles, Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Bob Dylan, Tina Turner, Paul Simon e Diana Ross).

Poi ci sono dei supergruppi a ritroso, nel senso che dal gruppo originario, magari anche di successo, siano usciti fuori dei componenti di altrettanto (se non maggior) successo: mi vengono in mente i Genesis (che hanno ‘generato’ Peter Gabriel, Phil Collins ma anche i Mike & The Mechanics) e i Faces (nei quali hanno militato Ron Wood, dal ’75 ad oggi con i Rolling Stones, e Rod Stewart). Ma se ci pensiamo bene anche i Beatles sono stati un supergruppo a ritroso… in quale altra band si trovano Paul McCartney e John Lennon sotto lo stesso tetto?! Per giunta con un George Harrison che diventava sempre più bravo e che, giustamente, scalpitava per avere più voce in capitolo. Questa, però, è già materia per un altro post.

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Sex Pistols

sex-pistolsAmo i Queen, i Genesis, i Pink Floyd ma, evidentemente, i giovani inglesi della metà degli anni Settanta non la pensavano come me. Pareva che i campioni dell’art-rock, del progressive e dell’hard rock fossero troppo distanti dai comuni mortali, e così l’intraprendente Malcolm McLaren, proprietario d’un negozio di tendenza a Londra chiamato Sex, fiutò il cambiamento dei tempi e decise d’investire tempo & denaro per costituire una nuova band che rompesse coi cliché tipici delle rockstar del passato. Partì quindi da Glen Matlock (basso), commesso del Sex, e vi aggiunse due ragazzi di strada, abituali frequentatori del negozio: Steve Jones (chitarra) e Paul Cook (batteria). Mancava ancora un cantante ma McLaren non ebbe dubbi quando al Sex vide entrare un ragazzo dai capelli verdi e con una maglietta strappata dei Pink Floyd con la scritta ‘li odio’. Si chiama John Lydon ma a causa della sua dentatura compromessa venne soprannominato Johnny Rotten (‘Marcio’): la band è quindi completa, assumendo il nome Sex Pistols.

Nel corso del 1976, prima Londra e poi l’Inghilterra intera s’accorsero di questo nuovo fenomeno che stava scuotendo le fondamenta della musica. Anche le case discografiche fiutarono l’affare e si misero a caccia dei Pistols: la spuntò la EMI che pubblicò il loro primo singolo, Anarchy In The U.K., un titolo che è tutto un programma. I Sex Pistols erano però troppo oltraggiosi, estremi & volgari per i gusti del britannico medio e così la EMI stracciò il contratto. Subentra così la A&M ma anch’essa in poco tempo scarica la band che, nonostante tutto, beneficiò degli indennizzi per inadempienze contrattuali e soprattutto di pubblicità gratuita. Siamo intanto nel 1977, le punk band sono ormai una realtà in Inghilterra con gruppi quali Damned, Clash, Generation X, Siouxsie And The Banshees e altri, coi tempi che sono ormai maturi per l’esplosione del genere. I Sex Pistols firmano infine con la Virgin e pubblicano lo strepitoso singolo God Save The Queen per il giubileo della regina: il ritornello della canzone canta ‘no future’ ed è tutto dire in una nazione in piena recessione economica.

Intanto Malcolm McLaren pensò bene di sostituire il musicista più dotato, Glen Matlock, con Sid Vicious, un fan della prima ora dei Pistols che nel corso dei loro concerti aveva inventato il pogo; in precedenza, Sid aveva militato nei Banshees e nei fantomatici Flowers Of Romance. A fine anno, dopo diverse polemiche e boicottaggi, uscì finalmente “Never Mind The Bollocks“, album straordinario (nel vero senso della parola) che volò al primo posto della classifica inglese. Alcune parti di basso sono suonate da Glen Matlock (riassunto, pare, per completare il lavoro in studio) e altre da Steve Jones ché Vicious non ne era capace, anche se dal vivo la cosa non aveva alcuna importanza. Ormai tutti parlavano di questa nuova band che sapeva suonare a malapena (così si diceva), che cantava di aborto, di precariato, di mancanza d’ideali e d’anarchia, che insultava tutti, compresi pubblico e manager. Il gioco dura poco, però: nel gennaio ’78, mentre la band si trovava in tour negli USA, Rotten pensò d’averne avuto abbastanza e mollò malamente i Pistols, mentre Vicious era ormai un tossicodipendente che correva a folle velocità sulla strada per l’autodistruzione.

Per un po’ la band fu data per spacciata – Johnny nel frattempo fondò i mitici PiL con Keith Levene – ma nel corso dell’anno riuscì a risorgere in un modo o nell’altro: iniziarono le audizioni per un nuovo cantante e McLaren trovò addirittura i fondi per realizzare un film con & sui Sex Pistols. Steve Jones e Paul Cook, i due elementi più legati nel gruppo, si assunsero il compito di scrivere nuovi brani, molti dei quali cantati dallo stesso Jones. Incisero un paio di canzoni pure con Ronnie Biggs, un fuorilegge inglese rifugiato in Brasile. Sid Vicious partecipò cantando in due cover, My Way e Somethin’ Else, per il resto era diventato un solista che a quanto pare andava avanti solo per procurarsi i soldi necessari per la droga. La grandiosa e delirante colonna sonora del film “The Great Rock ‘N’ Roll Swindle” uscì nel 1979, quando ormai Sid era già morto per overdose, mentre il film vero e proprio uscì nelle sale nei primi mesi del 1980, quando Jones e Cook ne avevano avuto abbastanza anche loro dei Sex Pistols e di Malcolm McLaren.

Intanto, se nel ’78 Rotten recuperò il suo vero nome, John Lydon – e come già detto diede vita ai Public Image Ltd. – Sid Vicious diventò un cantante solista, facendosi accompagnare dal vivo dalle stelle più in vista del punk rock: il suo collega nei Pistols Glen Matlock, poi Steve New, Mick Jones dei Clash, Rat Scabies dei Damned, e altri. Ma il suo gioco durò poco perché una fatale overdose lo stroncò nel febbraio ’79, dopo essere finito in galera per il suo presunto omicidio di Nancy Spungen, la sua discussa fidanzata. Sid ci ha lasciato parecchi bootleg (le incisioni illegali) e un solo disco ufficiale, il trascurabile “Sid Sings”, registrato dal vivo.

Glen Matlock fondò un gruppo con Steve New alla chitarra e un emergente Midge Ure al microfono: sono i Rich Kids, che pubblicarono però un solo album, “Ghosts Of Princes In Towers”. Poi Ure si unirà prima ai Visage e poi definitivamente agli Ultravox, mentre Matlock entrò nella band del grande Iggy Pop, accompagnandolo sia sul palco che nelle sessioni in studio. Nel corso degli anni Ottanta, Glen darà vita ad altre band, suonando con numerosi altri artisti, prima di pubblicare il suo primo album solista nel 1996, “Who He Thinks He Is When He’s At Home”.

Steve Jones e Paul Cook, invece, decisero di restare uniti, del resto la band originale era nata attorno a loro due: nel 1980 formarono così un nuovo gruppo, The Professionals, che, nonostante il grande album “I Didn’t See It Coming” (1981), giunse al prematuro scioglimento nel 1982, con Jones che ormai era entrato nel tunnel della tossicodipendenza. Ma i due sono tosti e non si arresero: entrambi suonarono con The Avengers, Sham 69, Thin Lizzy, Joan Jett, Johnny Thunders, mentre Cook produsse le Bananarama e, in seguito, suonò per diversi altri artisti (soprattutto Edwin Collins). Jones, nonostante i suoi problemi, fu però più attivo: prima fondò i Chequered Past (che pubblicarono un solo album nel 1984), poi suonò per Iggy Pop (a più riprese), per i Megadeth, per Andy Taylor dei Duran Duran e negli anni Novanta fondò i Neurotic Outsiders con membri dei Duran Duran, dei Guns N’ Roses e dei Cult. Nella seconda metà degli anni Ottanta, comunque, Jones si ripulì e pubblicò due album solisti: il primo, “Mercy” (1987), è un disco caldo e melodico, sembra incredibile che sia dello stesso uomo che solo dieci anni prima suonava la chitarra nei Pistols; l’altro è “Fire And Gasoline” (1989), più tosto, che si avvale di musicisti d’eccezione come Axl Rose, i Cult e Nikki Sixx dei Motley Crue.

Siamo ormai negli anni Novanta, John Lydon scioglie i PiL nel ’93 e tre anni dopo accetta di riunirsi ai Sex Pistols per una serie di concerti. Sì, perché nel 1996 Matlock, Jones, Cook e quindi Lydon suonano in giro per il mondo nel corso del “Filthy Lucre Tour”, riportando in auge il nome dei Sex Pistols. La reunion si ripete nel 2002, in occasione del secondo giubileo della regina d’Inghilterra e per il 25° anniversario del punk. Per l’occasione, la Virgin pubblica un cofanetto di tre ciddì che ripercorre la storia dei Pistols, mentre il regista Julien Temple celebra la band col film “The Filth And The Fury”.

Beh, ormai avrete capito tutti che, piacciano o no, questi Sex Pistols si sono conquistati un posto nella storia della musica e che la loro, a ben vedere, è una vicenda molto più lunga ed influente di ciò che la loro esigua discografia lascia supporre. – Matteo Aceto