Finalmente “Band On The Run”! Dico finalmente perché è da oltre un anno che vorrei scrivere di questo fantastico disco uscito nel 1973 ad opera di Paul McCartney e dei suoi Wings… praticamente da quando ho iniziato a scrivere sui blog!
Beh, dato che lo sto ascoltando spessissimo in questi giorni, ora mi sembra l’occasione buona per tentare di scrivere qualcosa di decente su quello che reputo uno dei migliori lavori registrati da un componente dei mitici Beatles, “Band On The Run”, per l’appunto.
Come spesso accade agli artisti, è proprio nei periodi di maggior pressione & stress emotivo che danno il meglio di sé: McCartney, sebbene già all’epoca si stava rivelando come il Beatle solista di maggior successo (sempre nel ’73 uscì “Red Rose Speedway”, un numero uno in classifica, anche se non ricordo se solo in USA o anche in UK) sentì il bisogno di dimostrare alla critica & ai suoi detrattori (fra i quali pure John Lennon e George Harrison) che poteva conciliare il suo innato talento per le belle melodie & i temi romantici con una musica corposa & innovativa. E così, ben prima di gente come Peter Gabriel, Paul decise di andare a registrare il suo prossimo album in Africa, e precisamente negli studi EMI di Lagos, in Nigeria.
Soltanto che la band costituita nel ’71 come supporto dal vivo e in studio, i Wings, si oppose alla trasferta: o meglio, dissero di sì soltanto la tastierista Linda McCartney (ovvio, era la moglie di Paul, nonché la madre dei suoi bambini…) e il fido chitarrista Denny Laine. Per tutto il resto ci pensò lo stesso Paul, che prese posto alla batteria & imbracciò la chitarra, cosa che aveva fatto anche ai tempi dei Beatles (che Paul McCartney sia un ottimo polistrumentista penso che sia cosa nota ai musicofili sparsi per il mondo). Inoltre contribuirono il tecnico Geoff Emerick (già coi Beatles per alcune delle loro creazioni più geniali) e il produttore/arrangiatore Tony Visconti (celebre per i suoi eccezionali lavori con David Bowie), ma quest’ultimo operò a Londra, una volta che i McCartney e i loro collaboratori tornarono in patria dopo un soggiorno nigeriano non proprio tranquillissimo, sovraincidendo delle superbe partiture orchestrali sui natri originali del gruppo. Se non ricordo male, pure Ginger Baker, lo storico batterista dei Cream, contribuì ad alcune percussioni di questo gran classico che è “Band On The Run”.
E le canzoni? Manco a dirlo mi piacciono tutte! Si parte con l’omonima Band On The Run che già di per sé è un capolavoro, di certo una delle migliori creazioni maccartiane. La successiva Jet è, detto fra noi, una delle canzoni che più amo di Paul e una di quelle che mi emozionano di più. Seguono la deliziosa Bluebird, la pulsante & coinvolgente Mrs. Vandebilt (unica canzone di questo album con qualche chiara ispirazione afro nel sound), la distesa Let Me Roll It, la melodicissima & strepitosamente maccartiana Mamunia, la tenera No Words (unico pezzo di questo disco non accreditato alla coppia McCartney, bensì scritto da Denny con lo stesso Paul), la geniale Picasso’s Last Words (Drink To Me) e la conclusiva Nineteen Hundred And Eighty Five, che è uno dei più illuminanti esempi dell’arte teatrale di Paul McCartney, forse il Beatle più visionario in fatto di espressioni sonore.
Fin qui l’album originale, quello stampato in vinile per il mercato inglese. Per il più ricco mercato americano venne inclusa nella scaletta di “Band On The Run” anche il trascinante & stradaiolo singolo Helen Wheels, uscito (anche in patria) poco tempo prima dell’album. Per la serie ‘The Paul McCartney Collection’ curata dalla EMI nel 1993, è possibile invece avere una versione in ciddì contenente tutteddieci le canzoni summenzionate, più Country Dreamer, che è l’originale lato B di Helen Wheels. Per i più fanaticoni di cose beatlesiane (come il sottoscritto…), consiglio invece la bella ristampa di “Band On The Run” del 1999, contenente un secondo ciddì di materiale aggiunto & confezionato in un’elegante cartonatura.
Ah, dimenticavo… bellisima la foto di copertina, che ritrae i tre Wings e alcuni loro amici famosi come se fossero una banda di galeotti sorpresi nella fuga. E’ una delle copertine più belle che io abbia nella mia collezione. – Matteo Aceto