Strontium 90: fra i Gong e i Police

strontium-90-the-police-sting-gongStoria curiosa questa degli Strontium 90… certo il nome sembra un po’ ridicolo a noi italiani, per via dell’assonanza fonetica con un celeberrimo & strabusato insulto, ma tant’è.

Siamo nel 1977, c’è un nuovo trio musicale che sta autoproducendosi un singolo di debutto, si chiama The Police ed è composto dai seguenti tipi: Stewart Copeland (batteria, seconda voce e praticamente chitarra, poi capiremo perché…), Sting (voce solista e basso), Henri Padovani (apparentemente chitarra, poi capiremo perché…). Strano assembramento, nell’ordine, uno statunitense, un inglese e un corso. C’è un secondo strano assembramento in giro, la band anglofrancese dei Gong, che in quel periodo sta andando in frantumi. Il bassista di questi, Mike Howlett, vuole però dar vita ad una nuova band e per questo recluta alcune conoscenze: Copeland e Sting dei Police, più un chitarrista inglese da poco tornato in patria, dopo un periodo con gli Eric Burdon’s New Animals, un tale Andy Summers.

La nuova band adotta quindi il nome di Strontium 90 ed inizia a comporre e provare delle nuove canzoni; esegue dei concerti in giro per l’Inghilterra; suscita un minimo interesse discografico da parte di qualche etichetta; cambia nome in The Elevators; ma poi il tutto si ferma perché le etichette si fanno indietro e la parola d’ordine è ‘punk’. Ma la breve esperienza degli Strontium 90 sarà comunque fondamentale per i Police… di lì a poco il povero Padovani verrà fatto fuori in quanto incapace di suonare realmente ed il suo posto sarà preso proprio da Summers. Di lì a poco il rinnovato trio dei Police (Copeland, Sting e Summers) si conquisterà un posto strameritato nella storia del rock, debuttando con l’album “Outlandos d’Amour” (1978).

E quel materiale inciso dagli Strontium 90? Rimane ufficialmente inedito fino al 1997, quando viene selezionato per una bella ed interessantissima compilation pubblicata con l’appropriato titolo di “Police Academy”. Il disco contiene nove brani, tre dei quali in forma live, e si rivela essere un piacevole ibrido tra jazz, pop e rabbia punk. E’ bello perché Sting canta in tutti i brani, tranne un paio affidato a Mike Howlett, ma soprattutto rappresenta una straordinaria testimonianza dei Police che verranno: “Police Academy” include, infatti, una fantastica versione lenta di Every Little Thing She Does Is Magic (una hit storica dei Police, riproposta in tutt’altra forma nel 1981), una precedente versione di Visions Of The Night (brano che verrà rieseguito per un B-side del 1980) e 3 O’Clock Shot il cui testo e parte della melodia preannunciano una futura canzone di “Synchronicity” (1983), ovvero O My God. Insomma, un lato poco conosciuto ma affascinante della straordinaria carriera di Sting e dei Police. – Matteo Aceto

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