Megadeth, “Peace Sells… But Who’s Buying?”, 1986

megadeth-peace-sells-immagine-pubblicaLa storia di oggi riguarda “Peace Sells… But Who’s Buying?”, il secondo album dei Megadeth che, detto per inciso, è un capolavoro del genere metal. Anzi, a voler esser precisi & puntigliosi, si tratta d’un disco di progressive-metal, uno stile musicale dove alla consueta forza d’urto del metal sono associati i cambi di tempo e d’ambientazione tipici del progressive. Tutto “Peace Sells” è magnificamente disseminato di queste sonorità, che ora cercheremo di scoprire brano dopo brano.

L’album prende baldanzosamente avvio con Wake Up Dead che, oltre ad essere la canzone che preferisco di questo disco, è anche quella che forse illustra al meglio le caratteristiche del progressive-metal: perlopiù strumentale, Wake Up Dead è suddivisa in ben tre tempi metal per un totale di soli tre minuti e quaranta, con Dave Mustaine e Chris Poland che si scambiano taglienti assoli di chitarra. Una roba assolutamente spettacolare, basterebbe questa canzone a giustificare l’acquisto di “Peace Sells”.

Poi è la volta di The Conjuring, un brano ben più lungo che inizia con una pulsante base di grancassa e la voce naturalmente distorta di Mustaine. Dopo un assolo che sembra avvitarsi su se stesso, la batteria di Gar Samuelson inizia a picchiare incessantemente, con la chitarra ritmica che sorregge il tutto. Sul finale si assiste ad un nuovo cambiamento di scenario, col ritmo che rallenta e le chitarre che la fanno da protagonista… il tutto dura però pochi secondi, poi torna il ritmo incessante di prima. Una grande canzone metal, The Conjuring, senza alcun dubbio.

Peace Sells è invece un brano molto più orecchiabile, anche perché più vicino ai canoni del rock ‘n’ roll: col basso di David Ellefson ben in evidenza, le chitarre ritmiche eseguono una favolosa partitura di supporto, mentre la batteria sorregge implacabilmente il tempo. A metà canzone ecco che cambia tutto, col tempo che subisce una netta accelerazione e Mustaine che urla il tema del disco, ‘la pace è in vendita ma chi la compra?’.

La successiva Devils Island si presenta con una rocambolesca introduzione, dove spunta un viscerale assolo di Mustaine prima di lasciare al basso un breve momento di gloria. Dopodiché si torna all’alta velocità tipica del metal più arrabbiato… il resto della canzone, infatti, è rabbia pura.

Con Good Mourning le orecchie hanno un po’ di tregua: una piacevole chitarra acustica disegna un paesaggio malinconico mentre un desolato assolo di chitarra elettrica traccia contorni più frastagliati… l’illusione però dura poco, perché poi è la volta della tiratissima seconda parte del brano, che è Black Friday. Un altro pezzo metal parecchio arrabbiato, anzi il più martellante che compaia in questo disco.

Anche Bad Omen è caratterizzata da un’introduzione più lenta e piuttosto malinconica, prima che il tutto si evolva in un deciso martellamento sonoro. Casino infernale allo stato puro! A seguire troviamo una breve cover di Willie Dixon, I Ain’t Superstitious, la quale, nonostante l’arrangiamento metal dei Megadeth, tradisce i suoi caratteri di vecchio standard rock-blues. Gradevole ma niente più.

Appropriatamente chiude l’album una canzone chiamata My Last Words: un altro brano assai martellante e tirato che non disdegna comunque un pizzico di melodia, sopratutto nell’incendiario e corale finale.

Da segnalare, infine, che nel corso del 2004, “Peace Sells… But Who’s Buying?”, così come tutti gli altri album dei Megadeth, è stato pubblicato in una bella riedizione contenente brani aggiunti, artwork rivisto e note scritte dallo stesso Dave Mustaine. Un lavoro ben fatto che consiglio a tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla discografia dei Megadeth. – Matteo Aceto

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