Dei tre album da studio pubblicati dai Sisters Of Mercy, il primo, “First And Last And Always”, resta di gran lunga il mio preferito, probabilmente perché è quello dove più si sente la mano d’una vera band, mentre i due dischi successivi suonano più come opere soliste di Andrew Eldritch, cantante e leader del gruppo dark inglese.
In effetti in “First And Last And Always” si fondano magnificamente le creatività di tre talenti: quello di Gary Marx (chitarrista e fondatore con Eldtrich del gruppo), quello di Wayne Hussey (chitarrista noto per la sua tecnica alla dodici corde e fino a quel punto ultimo acquisto in seno al gruppo) e quello dello stesso Andrew Eldtrich, la cui voce cavernosa è più unica che rara. Anche il bassista Craig Adams collabora con alcune idee – e comunque il suo strumento è sempre molto prominente nelle dieci canzoni che formano “First And Last And Always” – ma la composizione di quest’album è stata (grossomodo) così ripartita: a Wayne la musica della facciata A, a Gary la musica della facciata B e ad Andrew la scrittura dei testi.
Tre talenti che si fondano magnificamente, dicevo, con tre stili diversi & peculiari ma al tempo stesso incredibilmente affini per sensibilità musicale: “First And Last And Always” ce ne offre dieci prove. Vediamole da vicino una dopo l’altra, in ordine d’apparizione sul disco.
1) La dolente Black Planet è la canzone d’apertura più bella in un album dei Sisters Of Mercy: epica, cupa, ottima da ascoltare mentre si è alla guida in una strada al tramonto, con l’inconfondibile chitarra di Wayne Hussey a scandirne il ritmo. Nonostante non sia stata inclusa nella bella antologia “A Slight Case Of Overbombing” (1993), Black Planet è una delle canzoni migliori mai pubblicate dai Sisters.
2) La successiva Walk Away, pubblicata come singolo già nel corso del 1984, è un altro pezzo forte tanto di quest’album quanto dell’intera discografia dei nostri: se la musica tradisce una certa appartenenza alla new-wave, e l’uso della chitarra in funzione sia ritmica che melodica è semplicemente da manuale, lo scambio vocale fra parti soliste e cori è grandioso. Detto in poche parole, con Walk Away abbiamo un’altra perla dark.
3) Anche No Time To Cry è stata pubblicata su singolo e anche in questo caso il risultato è eccellente: altro stile new-wave, altro pezzo buono per guidare, altra prova vocale indimenticabile da parte di Eldtrich, per un brano più teatrale e assolutamente memorabile. Mi piace particolarmente la sequenza del bridge – dove Andrew canta ‘everything will be alright, everything will turn out fine…’ – e la successiva ripresa col ritornello finale.
4) A Rock And A Hard Place è quello che fino a pochi mesi fa consideravo un brano minore: i suoi pezzi forti sono il ritmo pulsante, il più tipico degli stili chitarristici di Hussey e la voce appassionata di Eldtrich. Di recente ho imparato ad apprezzare maggiormente A Rock And A Hard Place, anche se non è certamente ai livelli delle tre canzoni che la precedono in questa scaletta.
5) Le nostre avide orecchie dark si rifanno però con Marian, altro picco artistico nella pur breve discografia sisteriana. Un brano dalla melodia dolente – caratterizzata da una dimessa & impassibile prestazione vocale di Eldtrich – ma sorretto da un coinvolgente ritmo medio-veloce e dalla chitarra di Wayne che ci porta alla deriva. E’ interessante notare come ad un certo punto Eldtrich inizia a cantare in tedesco… per poi tornare all’inglese. Come già detto per Black Planet, anche Marian non avrebbe sfigurato nella bella antologia del 1993.
6) Cambiamo lato al nostro elleppì ed eccoci alla parte musicale composta da Gary Marx: non potrebbe iniziare meglio, grazie all’epica First And Last And Always, cantabilissima & appassionata, per quella che resta un’altra delle migliori canzoni dei Sisters Of Mercy.
7) Tuttavia, dopo il brano omonimo che abbiamo appena visto, “First And Last And Always” inizia ad assumere un tono più cupo e meditabondo, ben rappresentato da Possession, altro brano ben sorretto dal basso di Adams. Bello anche il contrappunto della chitarra di Marx in certe sezioni del cantato di Eldtrich.
8) Nine While Nine è un po’ come A Rock And A Hard Place: un buon dark se contestualizzato nell’economia sonora dell’album, più irrilevante se preso da solo per quello che è. In seguito, Eldtrich avrà comunque modo di migliorare il risultato, dando così vita a Driven Like The Snow per l’album dei Sisters datato 1987, “Floodland”.
9) Ben più interessante è invece la seguente Amphetamine Logic, canzone più viscerale e teatrale, dall’andamento medio-veloce sempre adatto alla guida in auto. La parte finale della canzone, con quelle voci sovrapposte e la musica che diventa più essenziale proprio per mettere in risalto la voce urlante di Eldtrich è davvero un momento d’alta drammaticità dark. Da notare come nella prima stampa su elleppì, la casa discografica, la Warner Bros, censurò la parola ‘amphetamine’ dal titolo, per cui la canzone è accreditata semplicemente come Logic.
10) Oltre ad essere la canzone più lunga del disco (dura sette minuti emmezzo), Some Kind Of Stranger è anche quella più atmosferica, una sorta di lungo addio che ben s’addice alla conclusione d’un album magnifico e dai tratti notevolmente peculiari. E’ molto difficile ascoltare altrove della musica come quella contenuta in “First And Last And Always”.
Come forse sarà noto ai fan dei Sisters Of Mercy, questo “First And Last And Always” uscì con diversi mesi di ritardo rispetto alla pubblicazione originaria, quando ormai il gruppo s’era frantumato: di lì a poco Gary Marx fondò i Ghost Dance, mentre Wayne Hussey e Craig Adams unirono invece le forze per dar vita ai Mission. I Sisters Of Mercy divennero quindi un affare privato del solo Eldtrich e il successivo “Floodland” lo dimostra alla grande. Ma quello è un album che merita un post tutto per sè.
Ultime note, più tecniche: le canzoni che si ascoltano sulla prima stampa in ciddì di “First And Last And Always” presentano un mix molto diverso dalla stampa originale dell’elleppì. E’ possibile ascoltare su ciddì quella prima versione nella recente ristampa di “First And Last And Always” (Rhino, 2006), arricchita da un inedito a dai lati B dei singoli originali, fra i quali la notevole Poison Door. – Matteo Aceto