“The Works” è stato il primo album dei Queen che ho acquistato, in formato musicassetta, al prezzo di diciottomila lire, nel 1992. Considerando che qualche tempo dopo sono andato a comprarne anche una copia in ciddì e che, all’incirca nello stesso periodo, ne ho regalata un’altra (in vinile) in occasione d’un compleanno, “The Works” è l’album dei Queen che più ho comprato. Ah, dimenticavo: nel 2011 ho anche preso la riedizione remaster con tanto di disco bonus contenente versioni alternative di alcune canzoni presenti nella scaletta originale.
“The Works” è ricordato soprattutto perché contiene due fenomenali singoli come Radio Ga Ga e I Want To Break Free, tuttora tra i brani più rappresentativi non solo dei Queen ma anche della musica pop degli anni Ottanta. Se con I Want To Break Free il suo autore, il bassista John Deacon, consolidò la sua fama di songwriter di successo dopo i fasti di Another One Bites The Dust (1980), con la sua Radio Ga Ga il batterista Roger Taylor divenne il quarto componente dei Queen su quattro ad aver scritto almeno uno dei grandi hit del gruppo. Credo che questo sia un record che nessun’altra band ha mai nemmeno eguagliato.
Gli altri due membri del quartetto, ovvero Freddie Mercury e Brian May, non furono comunque da meno: non solo firmarono gli altri due singoli estratti dall’album – It’s A Hard Life per Freddie e Hammer To Fall per Brian – ma firmarono insieme ed eseguirono da soli il brano conclusivo dell’album, quella Is This The World We Created…? che sembrava fatta apposta per suggellare la trionfale performance che i Queen avrebbero offerto nel corso del celeberrimo Live Aid (luglio ’85). E poi, se vogliamo dirla tutta, It’s A Hard Life resta la canzone più bella del disco, oltre che una delle più belle dell’intero repertorio dei Queen. Personalmente, inoltre, la ritengo la più bella che i nostri hanno pubblicato negli anni Ottanta.
Primo album dei Queen inciso (anche se non interamente) in America, in terra californiana, “The Works” ha inoltre una sua evidente qualità cinematografica: se l’album mette in bella mostra le fotografie scattate da George Hurrell, il famoso fotografo delle dive di Hollywood, il video di Radio Ga Ga mostra invece diverse sequenze tratte da “Metropolis”, il capolavoro di Fritz Lang del 1926. Senza poi contare che un brano originale dell’album, Keep Passing The Open Windows, era stato originariamente pensato come parte delle colonna sonora del film “Hotel New Hampshire” di Tony Richardson, colonna sonora che i Queen avrebbero dovuto firmare così come fecero quattro anni prima per “Flash Gordon“. Alla fine non se ne fece niente, la pulsante Keep Passing The Open Windows finì su “The Works” e il manager dei Queen, Jim Beach, restò legato al film in qualità di co-produttore.
Oltre alle canzoni che abbiamo già citato, “The Works” include anche la heavy Tear It Up, la scanzonata Man On The Prowl (con un grandissimo Fred Mandel al piano) e la futuristica Machines. Nove brani in tutto che non portano la durata complessiva dell’album a superare i quaranta minuti. Eppure, in quel periodo, i nostri furono piuttosto prolifici in studio: altri brani come Killing Time e I Cry For You (scritti da Taylor), Let Me In Your Heart Again (scritto da May), Love Kills e Man Made Paradise (scritti da Mercury) avrebbero infatti potuto far parte di “The Works” ma, per un motivo o per l’altro, sono finiti nei rispettivi progetti extra Queen dei propri autori. Senza poi contare che, alla fine di quell’estate, i Queen erano di nuovo in sala d’incisione per realizzare quello che sarebbe stato il loro primo e unico singolo natalizio, ovvero quella Thank God It’s Christmas che avrebbe visto la luce sul finire di quello stesso 1984. – Matteo Aceto