Sting, “…Nothing Like The Sun”, 1987

sting-nothing-like-the-sun-immagine-pubblicaHo tutti i dischi di Sting, ovviamente, e mi piacciono tutti. Ovviamente. Però il mio preferito resta il secondo album da solista del nostro, “…Nothing Like The Sun”, che reputo anche uno dei lavori migliori pubblicati negli anni Ottanta.

Ricordo benissimo i videoclip che accompagnavano due dei singoli promozionali tratti da “…Nothing Like The Sun”, ovvero Englishman In New York e soprattutto They Dance Alone. Mioddio, sono ventunanni che conosco questa musica… e mi emoziona tuttora! Due video ma ancor di più due grandi canzoni che al Mat novenne fecero già capire che quella di Sting era musica seria & di classe e che lo stesso Sting era uno dei più grandi in circolazione, allora come oggi.

Quella musica mi è entrata nel cuore e da allora vi è sempre rimasta: è quindi con grande piacere che riporto sulle pagine virtuali di questo sito il mio punto di vista su “…Nothing Like The Sun”, a mio avviso il capolavoro discografico dello Sting solista.

Proseguendo una tradizione inaugurata col fortunatissimo “Synchronicity“, quando il nostro era ancora il leader dei Police, Sting fonde abilmente sonorità pop-rock con toni jazzistici, ballate di grande atmosfera, suoni esotici e terzomondisti, brani più dark e psicologicamente introspettivi. Ancor di più i testi delle dodici canzoni presenti in “…Nothing Like The Sun” riflettono temi sociali e umanitari, soprattutto nelle magnifiche Fragile (altro classicone stinghiano) e la già citata They Dance Alone. Non mancano però canzoni d’amore, con il tutto suonato da Sting con una schiera superlativa di musicisti ospiti, fra cui: Andy Summers (già al fianco del nostro nell’avventura coi Police), Eric Clapton, Mark Knopfler, Gil Evans e la sua orchestra, Branford Marsalis, Manu Katché, Andy Newmark e Kenny Kirkland.

1) Si parte con l’etereo pop rock esotico di The Lazarus Heart, una dolce melodia ispirata in realtà alla perdita della madre di Sting, avvenuta proprio durante la lavorazione all’album. Mi piace molto la parte vocale di Sting in questa canzone… calda, appassionata e leggermente cosparsa d’eco.

2) Be Still My Beating Heart resta una delle mie canzoni stinghiane preferite, sebbene non sia stata pubblicata come singolo. Ha un sound a metà fra Tea In The Sahara e King Of Pain, entrambe contenute in “Synchronicity”… infatti Be Still My Beating Heart sembra proprio un brano dei tardi Police, e forse non è un caso che a suonarvi la chitarra sia proprio Andy Summers. Col suo felpato ritmo pulsante alternato a sequenze più lente dove l’ascoltatore è trasportato alla deriva, Be Still My Beating Heart è uno dei brani più notevoli nel canzoniere di Sting.

3) La successiva Englishman In New York, uno dei quattro singoli estratti da quest’album, più che una canzone è ormai un autentico classico, uno dei brani più facilmente riconoscibili di Sting. Penso che la conoscano anche i sassi! Da segnalare quell’eccellente contrappunto alla voce di Sting nel corso di tutto il pezzo che è il sax di Branford Marsalis, uno dei musicisti che più hanno collaborato col nostro.

4) Anche la successiva History Will Teach Us Nothing riconduce al tipico sound dei Police: mi ricorda un po’ le atmosfere di “Ghost In The Machine”, con Sting impegnato oltre che col consueto basso anche con la chitarra, regalandoci inoltre l’ennesima grande prova vocale.

5) Seguono gli oltre sette minuti di They Dance Alone, un epico & dolente brano che è tutto un programma. Il testo è incentrato sul dramma cileno dei desaparecidos ed è anche un’esplicita accusa al regime autoritario di Augusto Pinochet; la musica è una morbida & toccante ballata, esaltata nel finale da un’ottimistica samba. Ascolto questa canzone da oltre ventanni e la reputo uno dei vertici artistici di Sting.

6) Un vertice artistico che continua con la successiva Fragile, altra celebre canzone del nostro, probabilmente il suo brano più toccante, che ha come tema la stupidità della guerra. Un testo cantato da Sting con sincero dolore, accompagnandosi abilmente alla chitarra su un soffice tappeto sonoro lievemente latineggiante.

7) We’ll Be Together è invece il momento leggero dell’album, una canzone d’amore inconfondibilmente pop che forse poco s’addice allo stile del nostro. Tutavia è un brano divertente che nell’economia complessiva di “…Nothing Like The Sun” non stride troppo. Nella bella raccolta che Sting ha pubblicato nel 1994, “Fields Of Gold”, si può ascoltare una versione precedente di We’ll Be Togheter, con la chitarra di Eric Clapton che ne conferisce un sound decisamente più rock.

8-9) Altre due canzoni d’amore, ma dai temi ben più poetici, sono le successive Straight To My Heart – che ci riconduce anche a ritmi più esotici, stavolta decisamente caraibici – e Rock Steady, che col suo morbido ritmo funky pare condurci invece in un caldo club dalle luce soffuse.

10) Segue la notturna Sister Moon, un brano di grande atmosfera che sembra la continuazione della lugubre Moon Over Bourbon Street, tratta da “The Dream Of The Blue Turtles” (1985), il primo album solista di Sting.

11) Little Wing è invece una delle più belle cover che io abbia mai avuto il piacere d’ascoltare. Originariamente scritta e incisa da Jimi Hendrix, qui Sting si fa accompagnare da un gruppo d’eccezione, Gil Evans e la sua orchestra, formata da grossi calibri come il chitarrista Hiram Bullock e il bassista Mark Egan. Una canzone magnifica, Little Wing, una grande ballata rock da sparare a tutto volume con lo stereo, soprattutto durante il superbo assolo di Bullock. Se si chiudono gli occhi sembra di volare… magnifica, magnifica, non c’è altro da dire!

12) Alla delicata The Secret Marriage, una ballata pianistica basata su una melodia di Hans Eisler, spetta il compito di chiudere questo grande & emozionante album del quale ho cercato di scrivere alla bellemmeglio un ritratto a parole. Se non lo conoscete, andate subito ad ascoltarvi “…Nothing Like The Sun” che è meglio!

Per concludere, alcune note tecniche per i lettori più fanaticoni di questo blog: la versione originale in vinile di “…Nothing Like The Sun” uscì in doppio elleppì, con tre canzoni per ognuna delle quattro facciate complessive. Un modo un po’ scomodo per ascoltarsi quello che certamente non è un album dalla lunga durata, di sicuro però così facendo si è evitato di tagliare alcune canzoni per farle entrare tutte nelle due facciate d’un singolo elleppì. La versione italiana uscì con i testi tradotti nella nostra lingua, mentre nel 1988 Sting pubblicò per fini benefici un mini album intitolato “…Nada Como El Sol” e contenente cinque brani tratti da questo album ricantati in spagnolo e in portoghese. – Matteo Aceto

Pubblicità