La settimana scorsa, in un centro commerciale dalle mie parti, ho trovato l’ultima versione di “Blade Runner”, classico della fantascienza di Ridley Scott datato 1982, in doppio dvd e per giunta all’allettante cifra di 8 euro e 90. Ho deciso di (ri)fare l’acquisto, anche perché “Blade Runner” è uno dei miei film preferiti.
Questa versione, chiamata “The Final Cut”, è un secondo ‘director’s cut’ ad opera di Ridley Scott ed è, a quanto pare, la versione definitiva, così come piace al regista, di un film controverso e ricco di sequenze girate che, nel corso degli anni, sono state inserite, scartate, non impiegate, corrette… il tutto producendo almeno sei o sette versioni differenti dello stesso film.
Dopo aver girato tutte le scene, per buona parte del 1981, il primo montaggio di “Blade Runner” dava vita ad un lungo e tetro film di ben quattro ore: nella Los Angeles del 2019 – una città sporca, piovosa, con gente ammassata dappertutto ma con la solitudine nel cuore – un poliziotto, Rick Deckard (interpretato da Harrison Ford) è a caccia di alcuni androidi (o replicanti, come vengono chiamati nel film) fuggiti dalle colonie oltremondo dove venivano impiegati per i lavori pesanti. Deckard ha l’ingrato compito di eliminarli uno ad uno ma, come il film lascia intuire a mano a mano che si procede con la storia, anch’egli è un replicante.
Quando il film venne editato per la sua prima distribuzione cinematografica, nel 1982, la produzione lo ritenne troppo cupo e disperato – oltre che troppo enigmatico – per vantare un facile appeal commerciale: e così, fregandosene del parere di Ridley Scott, si provvide ad inserire la voce narrante di Harrison Ford che chiariva le scene, si tagliarono diverse sequenze violente ma soprattutto si girò un nuovo finale, in parte impiegando alcune scene scartate dal film “Shining” (1980) di Stanley Kubrick, in modo che gli spettatori potessero godersi un rassicurante happy ending.
Ai botteghini, “Blade Runner” fu un flop anche perché il grande pubblico preferì la storia ben più rassicurante di “E.T.” (1982) di Steven Spielberg, uscito praticamente insieme al film di Scott. Ma “Blade Runner” è uno di quei film destinati a far parlare di sé per anni, anche perché è un’opera nettamente in anticipo sui tempi. Infatti il film inizia a dar vita ad un seguito di appassionati che ne faranno un film di culto: le versioni su vhs per il mercato domestico, infatti, contengono già diverse scene aggiunte e il film acquisisce maggior risalto col passare degli anni. Finché, nel 1991, lo stesso Ridley Scott fa uscire sul mercato una nuova versione di “Blade Runner”, il “Director’s Cut”, che elimina la voce fuori campo ma ripristina il finale originale – molto enigmatico ma al tempo stesso affascinante – e alcune sequenze che erano state tagliate dalla prima versione cinematografica, come l’immagine dell’unicorno, che da sola costituisce la prova più evidente che Deckard sia un replicante.
Il film, tuttavia, conteneva alcuni errori: i troppi tagli del girato avevano confuso un po’ le scene, inoltre la lunga lavorazione aveva fatto sì che il film sforasse il budget previsto e pertanto la parte finale della lavorazione venne condotta con una certa faciloneria. Questo “The Final Cut” che ora ha fatto trionfalmente ingresso nella mia videoteca compensa in gran parte a quegli errori e, cosa ancora più mirabile, è di una qualità video davvero strepitosa: non ho mai visto un film così nitido e ben definito, è una vera gioia per gli occhi! Perché è questo il principale merito di “Blade Runner”, secondo me: a parte i suoi interrogativi filosofici – che cos’è umano, che cosa si intende per vita, dove sta andando la civiltà – la visione di questo film è un autentico spettacolo, le sue immagini sono di grande effetto, con la musica di Vangelis che sottolinea splendidamente ogni scena saliente.
L’unica cosa per la quale questo “The Final Cut” mi ha un po’ deluso è la minima quantità di scene aggiunte: ce ne sono ma poi nemmeno molte – o comunque nessuna davvero notevole – mentre alcune altre sono state ridimensionate. Insomma, il buon Ridley Scott ha fatto la stessa operazione che ha compiuto per il “Director’s Cut” di “Alien”, uscito nel 2003: ha aggiunto sì qualche sequenza ma ne ha tagliuzzate delle altre, per cui il film non è affatto più lungo della versione precedente. Questo a fronte di numerose scene eliminate – che forse un po’ per scherno – ci vengono mostrate nel secondo dvd di “The Final Cut”, dove si parla della creazione di questo capolavoro della fantascienza, come sfondo alle interviste alla troupe e ai produttori del film.
Più che altro, questo “The Final Cut” è il perfezionamento definitivo del “Director’s Cut” del 1991, ed è l’opera complessiva così come piace al suo regista, Ridley Scott. A questo punto mi sta bene così, perché a parte tutto “Blade Runner” resta uno dei miei film preferiti, stavolta disponibile in una risoluzione audio/video davvero da applausi. – Matteo Aceto