
Anche se io all’epoca avevo soltanto nove anni, ricordo benissimo tutto il successo che ottenne quest’album: scalò rapidamente la classifiche musicali di mezzo mondo, piazzandosi un po’ dappertutto al vertice, grazie alla forza di canzoni che hanno fatto la storia del pop anni Ottanta come The Way You Make Me Feel, I Just Can’t Stop Loving You, Smooth Criminal, Dirty Diana, Man In The Mirror e quindi la stessa Bad, della quale ricordo benissimo anche il celebre video diretto da Martin Scorsese che le televisioni mostravano spesso in quegli anni (compresa l’irresistibile parodia di Al Yankovic).
In realtà i successi tratti dal disco furono anche di più: ben nove i singoli pubblicati a partire dalle undici canzoni incluse sull’album, aggiungendo quindi a quelle menzionate sopra anche Another Part Of Me, Liberian Girl e Leave Me Alone (inizialmente pubblicata nella sola edizione in compact disc dell’album). Insomma, “Bad” fu un successo planetario, tanto di vendite quanto di popolarità, che segnò la definitiva consacrazione artistica di Michael Jackson, ormai un artista maturo e svincolato una volta per tutte dalla sua precedente vicenda nei Jackson 5. Per quanto mi riguarda, se già con “Thriller” avevo avuto modo di capire chi fosse questo Michael Jackson, con “Bad” capii di trovarmi alle prese con l’indiscusso numero uno della musica mondiale. Nessuno come lui, questo è certo.
Tornando all’album in questione, sono un’infinità le cose che potremmo dire a proposito di “Bad”, dalla lunga genesi all’estensione del progetto fino alla realizzazione d’un film e d’un videogioco chiamati entrambi “Moonwalker” (ed entrambi di successo, manco a dirlo), passando per i numerosi aneddoti, i musicisti di prestigio che vi hanno preso parte (mi limito a citarne soltanto due, Stevie Wonder e Steve Stevens), il tour mondiale che ha portato il nostro anche a Roma e quindi le canzoni in quanto tali e i relativi videoclip. Insomma, altro che post, qui dovremmo scrivere un libro!
Scrivere una recensione di “Bad” mi sembra anche superfluo: a parte che darei vita ad un lungo papirone (e mi sa che già qui ho scritto più di quanto i pochi lettori di questo modesto blog sarebbero disposti a leggere), ma le canzoni di questo disco sono talmente famose che una loro descrizione mi sembra un’idea quanto mai sciocca. Mi limito perciò ad esprimere un’ultima considerazione, relativa ad un aneddoto. All’epoca, Prince, considerato dalla stampa il vero rivale di Michael Jackson, disse che sulla copertina dell’album c’era scritto “Bad” perché non c’era abbastanza spazio per scrivere la parola “Pathetic”. Chissà se al mio beneamato Prince rodeva un po’ lo straordinario successo dell’illustre collega di Gary, visto che quest’ultimo lo invitò a collaborare all’album, per giunta proprio alla stessa Bad.
E’ stato infatti lo stesso Quincy Jones a parlare della collaborazione sfumata tra le due maggiori stelle musicali afroamericane degli anni Ottanta, all’interno di un’intervista audio inserita nella riedizione in “Special Edition” di “Bad” datata 2001. A quanto pare, Prince avrebbe voluto una Bad più dura e più funk (mentre la coppia Jackson-Jones propendeva per sonorità più commerciali) ma non so fino a che punto esiste un’effettiva collaborazione del folletto di Minneapolis a questa memorabile canzone, gelosamente custodita in chissà quale archivio. Una super riedizione deluxe di “Bad” con questa e altre canzoni inedite (a quanto pare anche una coi Public Enemy) farebbe la mia felicità. – Matteo Aceto