Seal, “Soul”, 2008

seal-soul-2008-immagine-pubblicaNel 2008, tre dischi freschi di stampa hanno attratto subito la mia attenzione: il gradito ritorno dei Verve con “Forth”, l’attesissimo “Chinese Democracy” dei Guns N’ Roses, e un album di sole cover che ho comprato soltanto qualche giorno fa, “Soul”, del cantante anglonigeriano Seal.

“Soul” di Seal, facile assonanza, quasi come a voler mettere in luce il legame simbiotico fra l’artista e i dodici classici del soul contenuti nel suo ultimo album. Dodici pezzi famosi & strafamosi in quanto alcuni di essi dovrebbero essere ormai noti anche ai sassi, dei veri e propri standard quali If You Don’t Know Me By Now, Stand By Me e People Get Ready. Realizzato dal noto produttore David Foster, “Soul” figura un Seal perfettamente a suo agio con questo repertorio, come se fossero canzoni sue; tuttavia il pregio dell’album è, secondo me, il non aver stravolto l’arrangiamento originale dei brani, bensì di averli riproposti con classe, passione, onestà e professionalità.

La prima canzone, la celebre A Change Is Gonna Come di Sam Cooke, mette già i brividi, soprattutto se consideriamo che in quell’anno, il 2008, il primo afroamericano è stato eletto presidente in America. Segue un’intensa I Can’t Stand The Rain, portata al successo anche da Tina Turner negli anni Ottanta, mentre la successiva It’s A Man’s Man’s Man’s World – originariamente scritta e interpretata dal grande James Brown – è semplicemente stupenda. Il resto del disco non è però da meno, con rivisitazioni sublimi di Here I Am (Come And Take Me) – noto brano di Al Green – , di I’ve Been Loving You Too Long (grande classico di Otis Redding), della mayfieldiana It’s Alright, di If You Don’t Know Me By Now (il classicone di Harold Melvin & The Blue Notes, reinterpretato innumerevoli volte, fra cui nella nota cover dei Simply Red), di Knock On Wood (altro brano riproposto da numerosi altri artisti), di I’m Still In Love With You (ancora un brano di Al Green), di Free (originariamente cantata da Deniece Williams), di Standy By Me (un altro classicone, di Ben E. King, portato al successo anche da John Lennon nel 1975) e, infine, di People Get Ready (ancora un pezzo di Curtis Mayfield, anch’esso cantato innumerevoli volte dai nomi più disparati del panorama musicale mondiale).

Un album realizzato da Seal col celebre David Foster, si diceva prima, che gli ha messo a disposizione alcuni dei turnisti più richiesti da quattro decadi a questa parte: il trombettista (qui anche in veste di arrangiatore) Jerry Hey, i chitarristi Michael Thompson e Dean Parks, il bassista Nathan East e il batterista John Robinson. “Soul” è un grande disco, di sicuro uno dei migliori usciti nel decennio appena trascorso, un disco che non deluderà nessun vero appassionato di musica. – Matteo Aceto

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Michael Jackson, “HIStory”, 1995

michael-jackson-history-immagine-pubblicaMi è sempre piaciuto Michael Jackson e, per quanto riguarda la sua discussa vita privata, ho sempre provato il più grande disinteresse. Piaccia o no, nessuno può negare che Michael è un grandissimo professionista e un abile uomo di spettacolo, che possiede una delle voci più belle che si siano mai sentite, che è uno strepitoso ballerino e che ha realizzato alcune delle canzoni più divertenti e coinvolgenti che siano mai state registrate. Senza contare, infine, che con la sua arte, Michael Jackson ha pesantemente influenzato il corso della musica moderna.

Fatta questa premessa, passo a recensire quello che è l’album multiplo più venduto della storia, vale a dire”HIStory”, edito dalla Sony nel 1995: una raccolta di quindici successi solisti del periodo ’79-’91 ed un nuovo album, composto anch’esso da quindici canzoni.

1) “HIStory Begins”, il primo ciddì, comincia subito alla grande, con quella che è forse la migliore canzone di Michael Jackson, cioé Billie Jean, tratta dal celeberrimo album “Thriller” (1982). Mi vergogno quasi a recensirla perché è strafamosa… comunque Billie Jean è un’eccellente fusione di ritmi pop e funk, con un’atmosfera leggermente notturna, felpata e carica di mistero, forte d’un ritornello assolutamente memorabile.

2-3) Segue un’altra canzone ben nota, The Way You Make Me Feel, tratta dall’album “Bad” (1987): un’irresistibile cavalcata pop con un ritmo che, nonostante il suo essere sintetico, conserva tutto l’innato calore della musica nera. Poi è la volta del primo singolo estratto dall’album “Dangerous” (1991), vale a dire Black Or White: fusione di stili quali rock, pop e rap, questa leggera canzone rivela ad un attento ascolto diversi piani di lettura sonora.

4-5) Segue il brano migliore tratto dall’album “Off The Wall” (1979), il contagioso disco-funk di Rock With You, a mio avviso una delle migliori canzoni mai proposte dal nostro. Le fa seguito un’altra selezione da “Off The Wall”, la delicata e struggente She’s Out Of My Life, una malinconica e minimale ballata, con Michael che si prodiga in un canto molto commovente.

6-7) Il sentimentalismo viene però spazzato dall’incalzante ritmo d’un altro pezzo strafamoso, Bad, tratto dall’album omonimo: anche qui, alzi la mano chi non conosce questo tirato brano pop-funk. Segue un’altra canzone estratta da “Bad”, la splendida I Just Can’t Stop Loving You, arcinota ballata che vede il nostro duettare con Siedah Garrett, sua collaboratrice in quel periodo.

8-9) Ancora una canzone presa da “Bad”, ancora una delle mie preferite, Man In The Mirror: un brano dall’atmosfera straordinaria, con Michael che ci regala una prestazione vocale da brividi… il finale del pezzo, poi, col suo intenso gospel, è assai emozionante. Segue un’altra famosissima canzone, la danzereccia Thriller, tratta ovviamente dall’album omonimo: anche qui, chi è che non se la ricorda… anche nel video, con il nostro che ballava attorniato dagli zombi? Da antologia il rap orrorifico eseguito dall’attore Vincent Price, con tanto di diabolica risata finale.

10-11) Altri due estratti da “Thriller” in sequenza: il primo è quel fantastico connubio fra pop e rock che è Beat It, i cui ritmo & melodia indimenticabili, impreziositi dall’assolo chitarristico di Eddie Van Halen, fanno di questa canzone uno dei vertici artistici di Michael Jackson. Il secondo è The Girl Is Mine, un divertente e divertito duetto col mitico Paul McCartney. Ho sempre trovato deliziosa The Girl Is Mine e il fatto che sia cantata da due degli artisti che più apprezzo me la rende ancora più piacevole.

12-13) Ecco sopraggiungere il ritmo campionato di Remember The Time, tanto secco quanto avvolgente: questa canzone è sempre stata la mia preferita fra quelle contenute nell’album “Dangerous”. Altro classico, stavolta un classico disco, con Don’t Stop ‘Til You Get Enough, tratta da “Off The Wall”: un chiaro invito a ballare che sembra rubato da Michael ai suoi fratelli, The Jacksons. E’ una bella canzone Don’t Stop, dove il nostro canta perlopiù in falsetto, anche se forse è un po’ troppo estesa per un ascolto al di fuori d’una pista da ballo.

14) Le fa seguito un altro numero danzereccio, Wanna Be Startin’ Something, che è il brano d’apertura di “Thriller”: un po’ troppo ripetitivo e dal suono breakdance irrimediabilmente datato (la voce di Michael è però al top), Wanne Be è comunque un brano divertente, cavallo di battaglia negli spettacoli dal vivo del nostro.

15) Chiude questa entusiasmante carrellata nel passato musicale di Michael Jackson una splendida ballata guidata dalla chitarra acustica, Heal The World: probabilmente il brano più apprezzato dell’album “Dangerous”, questa è un’altra di quelle strafamose canzoni che caratterizzano la storia artistica di Jackson… inutile recensirla più di tanto!

16) Ed ora passiamo al secondo ciddì, chiamato appropriatamente “HIStory Continues”, che costituisce in pratica il quarto album solista del Michael Jackson adulto. Si parte col selvaggio pop-funk di Scream, un duetto del nostro con la sorella Janet Jackson: primo singolo estratto da “HIStory”, la canzone è una dura accusa a tutti coloro che (a torto o a ragione questo non lo so) hanno tormentato la vita privata di Michael. Scream è comunque interesante per la tessitura sonora che la forma: diversi elementi campionati fanno di questo pezzo qualcosa che va ben oltre la semplice canzonetta R ‘n’ B di turno.

17-18) Segue un altro singolo, la scarna e percussiva They Don’t Care About Us: è forse l’ultimo vero grande singolo proposto finora da Michael Jackson, accompagnato da un videoclip altrettanto potente. Poi troviamo finalmente una canzone più delicata, l’atmosferica Stranger In Moscow, anch’essa edita come singolo, dove la morbida voce cantilenante di Michael ritrova tutta la sua dimensione.

19) I ritmi più duramente funky tornano a marcare con la successiva This Time Around, dove Michael riadotta uno stile vocale più serrato ed arrabbiato. Lo supporta, a metà del pezzo, il rap di Notorious B.I.G. (che di lì a poco verrà assassinato), mentre il ritornello alquanto corale si segnala come uno dei più coinvolgenti di questa seconda parte dell’album.

20-21) Segue un altro singolo estratto da questo monumentale progetto, l’ambientalistica Earth Song: si tratta d’una potente ballata che ha qualche reminiscenza di Man In The Mirror… è un brano che tuttavia mi è sempre piaciuto poco. Si ritorna alle sonorità più funky con la secca D.S., altro interessante crossover fra musica nera e rock, grazie alla partecipazione di Slash, a quel tempo ai suoi ultimi giorni nei Guns N’ Roses.

22-23) Ancora funk, sebbene dai toni più morbidi, con la successiva Money, dove il canto di Michael si districa agevolmente fra più tonalità. Poi è la volta di Come Together, nota canzone dei Beatles che il nostro aveva già proposto nella colonna sonora del film “Moonwalker” (1988): è una cover pregevole che vede un Jackson perfettamente a suo agio.

24-25) Segue la romantica You Are Not Alone, scritta da R.Kelly ed edita anch’essa come singolo. A mio avviso è una delle migliori ballate di Michael Jackson e, non so perché, mi sembra un perfetto tema natalizio; da segnalare, comunque, la grande performance vocale del nostro su questo pezzo. Segue a sua volta la commovente Childhood, presente anche nella colonna sonora del film “Free Willy 2”: fanno riflettere le parole di questa delicata ballata, scritta da Michael stesso… ‘hai mai visto la mia infanzia?’… ‘prima di giudicarmi prova ad amarmi’… Non aggiungo nulla.

26-27) Successivamente troviamo un’altra accusa di Michael contro i suoi detrattori, stavolta quelli della carta stampata, con un pezzo intitolato appropriatamente Tabloid Junkie: addirittura il nostro campiona alcuni spezzoni di servizi giornalistici televisivi, quali la nota leggenda che ‘il cantante Michael Jackson dorme in una camera ossigenata’ (una camera iperbarica). Musicalmente parlando, Tabloid Junkie è un’altra sortita verso la musica funk, così come la successiva 2 Bad, un pezzo teso dove ha una particina rap il noto campione di basket (almeno a quel tempo, oggi non so…) Shaquille O’Neal.

28-29-30) Chiudono il tutto tre canzoni che, per un motivo o per l’altro, non ho mai ascoltato abbastanza, ovvero, in sequenza, HIStory, Little Susie e Smile. Se quest’ultima è un tributo a Charlie Chaplin (la musica di questa lenta e gentile ballata è sua), la prima è un confuso crossover fra pop epico – con tanto di campionamento d’un lavoro di Modeste Mussorgsky – e funk tirato, Little Susie è un brano tetro e teatrale che sfrutta anch’esso (specie nella lunga introduzione) campionamenti tratti da varie fonti audio.

Spero che questo lungo excursus nella musica di Michael Jackson possa contribuire un pochino a rivalutare un grande protagonista dei nostri tempi che negli ultimi anni è stato messo in ombra dai tanti scandali che hanno costellato la sua vita.
Nota conclusiva, per i più fanatici e per quelli che, come me, vanno a leggersi la lista di tutti i musicisti coinvolti nel disco. E’ davvero imponente la mole di quelli presenti sui due cd di “HIStory”… oltre ai nomi già citati sopra, troviamo infatti: lo storico produttore Quincy Jones, i tastieristi James Ingram, David Paich, Greg Phillinganes, Steve Porcaro, Jimmy Jam, Terry Lewis (questi ultimi due sono anche dei celebri produttori) e Glen Ballard, i chitarristi Steve Lukather, Tim Pierce, Nile Rodgers e Michael Thompson, i bassisti Louis Johnson, Nathan East e Guy Pratt, i batteristi Jeff Porcaro, Omar Hakim e Steve Ferrone, il percussionista Paulinho Da Costa e i fiatisti Jerry Hey e Larry Williams. –  Matteo Aceto