Sono da sempre un fan di Sting e dei Police. Non avevo mai visto il mio idolo dal vivo ma fino al dicembre del 2006 non avrei mai creduto che la prima volta che avrei visto Sting in azione sul palco sarebbe stata coi due compari storici, ovvero Stewart Copeland e Andy Summers, vale a dire The Police! Se me l’avessero predetto anni addietro mi sarei fatte sonore risate… e invece no, ho davvero visto i Police dal vivo, cazzo, allo Stadio delle Alpi di Torino, lo scorso 2 ottobre! Per giunta nel giorno del compleanno di Sting… beh, mi sento abbondantemente ripagato da tanta attesa: detto fra noi, ho assistito ad uno dei concerti più entusiasmanti della mia vita (forse IL concerto più entusiasmante della mia vita… ci sto riflettendo in questi giorni…). Da dove cominciare? Dal viaggio? Vediamo un po’…
La mia ragazza Antonella, mio fratello Luca & il sottoscritto partiamo da Pescara (ancora un po’ assonnati) alle sette del mattino, con un bus a due piani, appositamente organizzato per il concerto. Il viaggio scorre tranquillo, anche perché intervallato da alcuni piacevoli dvd come ‘Live 8’ (lo storico megaconcertone mondiale svoltosi nel luglio 2005) e ‘Vieni avanti, cretino!’ di Lino Banfi e soprattutto dalle soste in Autogrill. Tuttavia il viaggio è lungo e appena entrati in Piemonte l’attesa inizia a farsi palpabile: in effetti nessuno pare farcela più a stare sull’autobus ma ormai manca poco, Torino (dove non ero mai stato) non può essere molto lontana ormai.
L’arrivo in città inizia ad elettrizzarci: vediamo alcune direzioni consigliate per raggiungere lo stadio e gente con addosso le magliette dei Police! Cazzo, ci siamo, penso io. Fermiamo proprio davanti allo stadio, sono all’incirca le sei del pomeriggio, dopodiché, tutti contenti, Luca, Anto & io ci dirigiamo verso il nostro ingresso, la curva nord. Con mio sollievo è una splendida giornata, fa caldo e c’è un botto di gente… in giro sento un po’ tutti i dialetti d’Italia, specie quello lombardo. Una volta controllati & staccati i nostri biglietti dagli addetti ai lavori, mettiamo finalmente piede nello stadio, prima però ho una missione da compiere: devo acquistare il tour book, che per fortuna non costa esageratamente, giusto quindici carte.
Entriamo nello stadio e rimango colpito dall’imponenza del posto, nel quale, ovviamente, non ero mai stato: uno stadio enorme, la culla storica della Juventus! Prendiamo posto in curva, siamo al primo livello, e con mio altro grosso sollievo siamo in una posizione centralissima. Certo, il palco è distante (e io, per l’ennesima volta, ho scordato a casa il cannocchiale…) ma sta lì, bello bello di fronte a noi. Ci sistemiamo, andiamo in bagno, facciamo tutto ma l’attesa è spasmodica: sono le sette e non vediamo l’ora di vedere/sentire i Police!
Poi finalmente c’è il primo gruppo di supporto, i salentini La Notte Della Taranta (coi quali Stewart Copeland si è entusiasticamente esibito in passato) che, per carità, saranno anche bravissimi, ma che dopo quattro/cinque pezzi hanno già rotto le palle. Luca sembra distratto, Anto & io non ne possiamo davvero più. Dopodiché ecco il secondo gruppo supporto, i Fiction Plane, una band nota per il fatto di essere capitanata dal primogenito di Sting, Joe Sumner: sono molto meno peggio di quanto mi aspettassi, sono un trio e quel raccomandato di Joe suona il basso ma la musica c’entra ben poco con quella dei Police ed è più che dignitosa. Se non altro, Joe si sforza di parlare l’italiano, si rivela abbastanza umile e, cosa a me molto più gradita, ha un timbro e una tecnica vocale che somigliano molto a quelli dell’illustre papà.
Sono ormai le nove di sera, data fatidica dell’inizio ufficiale del concerto dei Police, anche se il quarto d’ora accademico è lecito. Il quarto d’ora diventa mezzora e lo stadio è ormai al massimo della frenesia: nessuno sembra poterne più dell’attesa, anche quando ci mettono una gradita Get Up, Stand Up di Bob Marley & The Wailers ben sparata dall’impianto di amplificazione, e le grida & le ola & le risate si sprecano.
Finalmente il miracolo si compie: le luci si spengono, il palco si trasforma e si riveste di scintillanti colori, i tre eroi (senza alcun supporto di strumentisti aggiunti e di coriste) salgono sul palco fra il delirio della folla! I Police attaccano con Message In A Bottle (con Sting che non perde tempo e inserisce un graditissimo ‘ciao Torino’ nel testo), poi proseguono con una versione strepitosa di Synchronicity II e poi ancora con Walking On The Moon.
La band appare subito in grande forma, tenendo presente che non va in tour dal 1984 e che il più giovane, Stewart, ha cinquantacinquanni e il più vecchio, Summers, quasi sessantacinque. Sting fa paura, è uno splendido cinquantaseienne (fresco fresco nel giorno del suo compleanno) e appare notevolmente rilassato, Copeland è Copeland (leggasi il miglior batterista rock vivente) e Summers pare essersi ritagliato uno spazio chitarristico tutto suo e di ottima fattura. Ecco, a me è bastato vedere i Police in azione in questi primi tre pezzi per giustificare i soldi spesi per biglietto & viaggio, potevano finirla anche lì e sarei stato felice lo stesso! Ma lo spettacolo ovviamente è andato avanti, per due ore buone, davanti ad un pubblico molto caloroso che evidentemente sentiva tantissimo questa storica reunion.
I Police eseguono quindi brani tratti dai loro cinque album da studio, ovvero (non in quest’ordine preciso, che non ricordo la sequenza esatta… abbiate pazienza, ero in estasi!) la pulsante Driven To Tears, un medley fra Voices Inside My Head e When The World Is Running Down, la scanzonata De Do Do Do De Da Da Da, la punkeggiante Truth Hits Everybody, una Invisible Sun completamente riarrangiata (è più distesa), la celebre Don’t Stand So Close To Me, un interesante medley fra Hole In My Life e Hit The Road, Jack (storico hit di Ray Charles), una stupenda Wrapped Around Your Finger con Copeland in grande spolvero sulle percussioni, lo storico medley fra Can’t Stand Losing You e Reggatta De Blanc, la coinvolgentissima Every Little Thing She Does Is Magic, una più rockeggiante Walking In Your Footsteps e la celeberrima Roxanne (con tanto di nuova improvvisazione centrale, già sentita ai Grammy Awards lo scorso febbraio).
Dopodiché la solita tiritera della band che saluta, abbandona il palco & si ripresenta qualche minuto dopo fra sessantacinquemila ecclamazioni per il bis conclusivo. Si parte con la fantastica King Of Pain, si prosegue con So Lonely (ma forse è stata eseguita in precedenza e qui c’è una delle prime canzoni che ho citato poco fa), per poi finalmente imbattersi in Every Breath You Take. Ammetto di essermi commosso un pochino… i Police che a cento metri da me stanno suonando il loro classico… sono un loro fan da una vita…
Finita Every Breath You Take la band saluta il pubblico ma poi propone una ruggente versione della punkeggiante Next To You, con il pubblico alle stelle per tutto quello che ha visto e sentito. Fine del concerto… che dire… veramente emozionante, Antonella è felicissima, Luca è contento & rilassatissimo (anche perché ha fatto baldoria con due simpatici ubriaconi e s’è fatto grasse risate mentre quelli diventavano sempre più instabili sulle proprie gambe), io… beh, io… ero conscio di aver assistito ad uno dei più grandi spettacoli della mia vita.
Ritorno tranquillo, con quasi tutti i presenti sull’autobus addormentati, intervallato da ‘Fracchia la Belva Umana’ di Paolo Villaggio. Distrutti ma felicissimi dopo altre nove ore di strada e il sorgere del nuovo giorno. Se ne è valsa la pena? Cazzo se sì!! – Matteo Aceto