Dopo aver dato alle stampe il loro primo album, il fortunato & celebrato “Appetite For Destruction” (1987), i Guns N’ Roses tornarono in studio per dargli un degno seguito. Ma le cose andarono inaspettatamente per le lunghe, sia a causa dei noti problemi di droga e sia a causa delle tensioni fra i membri dell’irrequieta band americana; ma anche per un’indiscutibile maturazione artistica dei Guns che, partiti da un robusto ma poco innovativo hard rock, iniziarono a cimentarsi con il punk, le ballate, dei lunghi brani in stile progressive, ma anche blues, country e cover di lusso, oltre che ovviamente rock duro & puro. Il tutto introducendo in studio una serie di strumenti che non s’erano sentiti in “Appetite For Destruction”, ingaggiando un nuovo batterista, ovvero il tosto Matt Sorum dei Cult (quello originario dei Guns, Steven Adler, partecipò comunque ad alcune sedute), più un sesto componente di fatto, ovvero il tastierista/polistrumentista Dizzy Reed, oltre che una serie di preziosi collaboratori, sia in veste di coautori di canzoni che in veste di musicisti/cantanti. Insomma, una formazione dei Guns N’ Roses molto allargata a partire dagli ‘storici’ Axl Rose, Izzy Stradlin’, Slash e Duff McKagan.
Tutto questo trambusto risultò esplosivamente positivo e se i fan e gli ammiratori dei Guns N’ Roses dovettero attendere quattro anni per mettere le mani sul secondo album della band, furono però ricompensati di tanta attesa con un doppio appuntamento, ovvero i due volumi del seguito di “Appetite For Destruction”, “Use Your Illusion I” e “Use Your Illusion II”, pubblicati in simultanea nel 1991 e volati, rispettivamente, al 2° e al 1° posto della classifica americana degli album. Sono due corposi dischi della durata di settantaminuteppassa ciascuno, per un totale di trenta brani. Qui ne vediamo brevemente gli ultimi quattordici, cioè l’intero album “Use Your Illusion II” (che detto fra noi è l’album che preferisco fra i due volumi).
1) Si comincia con uno dei brani più imponenti ed epici dei Guns N’ Roses, la grandiosa ballata rock di Civil War: con una durata prossima agli otto minuti, Civil War ci offre un’eccellente prova vocale da parte di Axl, magnifici assoli di Slash (comunque tutte le parti di chitarra qui sono sue) ed un finale accelerato che testimonia ancora una volta la grande versatilità raggiunta da questa band in così pochi anni di carriera. Il copyright di Civil War è datato 1990 e non a caso è l’unico brano pubblicato nel progetto “Use Your Illusion” ad avvalersi di Steven Adler, sbattuto fuori durante le sedute d’incisione per via della sua debilitante tossicodipendenza.
2-3) Se in Civil War non abbiamo tracce di Izzy Stradlin’, nella successiva 14 Years ce lo ritroviamo alla chitarra ritmica e alla voce solista, con Axl relegato ai cori e al piano. Per il resto, 14 Years è una buona canzone di rock vivace e stradaiolo. Yesterdays è invece un brano molto disteso e melodico: non esattamente una ballata ma quasi, con passaggi ariosi sia per quanto riguarda le parti vocali che per quelle chitarristiche.
4) A seguire troviamo la celeberrima cover di Knockin’ On Heaven’s Door, fra i pezzi più popolari dei Guns N’ Roses. Ho sempre preferito la versione originale, quella ben più minimale di Bob Dylan, tuttavia questa maestosa reinterpretazione gunsiana è molto spettacolare e praticamente suona come se fosse una composizione degli stessi Guns.
5) La successiva Get In The Ring suona in tutta evidenza come un pezzo live: probabilmente è stata ritoccata in studio, tuttavia questo rock tirato offre un reale coinvolgimento col pubblico contro tutti i detrattori della band americana (gli insulti, sia da parte di Axl che di Duff – che spesso qui cantano all’unisono – si sprecano).
6-7) A dispetto del titolo, Shotgun Blues è un’altra sortita dei nostri in ambiti sonori più punkeggianti. Per quanto mi riguarda, non trovo niente d’eccezionale in Shotgun Blues, anche se suona inconfondibilmente come una potente canzone dei Guns N’ Roses. Più blueseggiante (almeno in certe sezioni) è proprio la successiva Breakdown, una lunga canzone rock, sostenuta ma mai troppo aggressiva. Non male ma niente di speciale, ad essere sinceri.
8) Ben più coinvolgente è il brano che segue, Pretty Tied Up, introdotto da un insolito sitar. Musicalmente si tratta d’un altro bel rock stradaiolo, mentre il testo affronta alcuni aspetti dell’essere una decadente rockstar.
9) Di livello decisamente superiore è invece Locomotive, lungo brano firmato dal duo Rose/Slash. Caratteristica saliente di questo pezzo medio-veloce sono le avvolgenti parti di chitarra, sia soliste che ritmiche, tutte comunque suonate da Slash. Altra ideale colonna sonora per un viaggio in auto (ma anche per una corsa in treno, a giudicare dal titolo), Locomotive è uno dei pezzi migliori fra quelli inclusi nel progetto “Use Your Illusion”.
10) Scritta dal solo Duff McKagan – che canta pure diverse sezioni soliste – e dedicata a Johnny Thunders, So Fine è una deliziosa ballata rock unita ad una sezione più veloce col piano in evidenza, col tutto che ricorda ancora una volta le tipiche sonorità dei Queen, una band che viene comunque ringraziata nelle note interne ai libretti.
11) Coi suoi nove minuti e venti, Estranged è la canzone più lunga e ambiziosa presente su “Use Your Illusion II”, quasi l’equivalente di November Rain su “Use Your Illusion I”: si tratta comunque d’un eccezionale brano di rock progressive, composto dal solo Axl Rose e stilisticamente debitore dei più famosi gruppi rock inglesi degli anni Settanta, Led Zeppelin in primis.
12) Pubblicato come primo estratto dell’intero progetto “Use Your Illusion”, You Could Be Mine si segnala come uno dei pezzi più tosti e coinvolgenti mai proposti dai Guns. All’epoca anticipata nella colonna sonora del film “Terminator 2”, You Could Be Mine è una trascinante e potente cavalcata hard rock, caratterizzata da splendide parti di chitarra (una solista e ben due ritmiche) e da una grandissima prova vocale da parte di Axl, col tutto sorretto magistralmente dalla batteria di Matt. Fra i miei pezzi rock preferiti, la massiccia You Could Be Mine!
13) A seguire abbiamo una versione alternativa della stessa Don’t Cry presente in “Use Your Illusion I”, soltanto che Axl ricanta parte del testo (in pratica tutto tranne i ritornelli). Per il resto è la stessa magnifica ballata che abbiamo già visto nel primo volume.
14) Più che una canzone dei Guns, la conclusiva My World è un’escursione estemporanea del solo Axl Rose in territori rap e industrial. In effetti non c’entra nulla col resto dell’album che abbiamo appena visto, tuttavia il cantante ha il buon gusto di farla durare poco più d’un minuto, dilettandosi con l’amico Johann Langlie a suonare tastiere, batteria e campionamenti vari. – Matteo Aceto