Mick Jones

mick-jones-the-clash-big-audio-dynamiteMichael Geoffrey Jones (Londra, 26 giugno 1955), musicalmente noto come Mick Jones, è stato il vero motore dei Clash, il principale architetto del sound del gruppo. A lui si deve l’evoluzione musicale della storica band inglese, dal furioso punk degli esordi con “The Clash” (1977) alle sonorità dance e funky di “Combat Rock” (1982), passando per i generi più disparati quali reggae, ska, soul, hip-hop, rap, rhythm ‘n’ blues e rockabilly. Nella sua immaginazione, non c’erano barriere che la musica dei Clash non avrebbe potuto sfondare; eppure il buon Mick ha dovuto vedersela con gli altri due leader della band, ovvero Joe Strummer e Paul Simonon, che nel 1983 hanno preferito buttarlo fuori dal gruppo e tornare ad un punk rock tanto anacronistico quanto banale negli intenti.

Figlio d’un tassista londinese e d’una madre d’origine ebrea fuggita dalle persecuzioni nella sua terra d’origine, la Russia, il piccolo Mick è stato allevato dalla nonna materna, Stella, dopo che il matrimonio dei Jones è andato in frantumi nel 1963. Abbandonato dalle persone che più avrebbero dovuto stargli vicino, Mick ha trovato conforto nella musica: una passione sconfinata per artisti quali Beatles, Rolling Stones, Cream, Jimi Hendrix, The Who, Mott The Hoople, David Bowie e più tardi New York Dolls lo ha convinto ben presto a comprarsi una chitarra e a fondare varie band con gli amici. Il suo cammino artistico giunge ad una svolta nel 1975, quando conosce Tony James, bassista col quale fonda i London S.S., e Bernie Rhodes, consociato in affari di Malcom McLaren, proprietario del Sex, la nota boutique alla moda londinese e manager dei New York Dolls.

Bernie, in una sorta di competizione artistica ma anche ideologica col suo partner McLaren, in procinto di lanciare il fenomeno Sex Pistols, decide di diventare il manager dei London S.S., divenendone in breve tempo anche il direttore d’immagine, l’ideologo e il talent scout per i nuovi membri del gruppo. Iniziano così una serie di audizioni che faranno dei London S.S. una band leggendaria per le origini della musica punk: nelle sue fila passeranno i prossimi membri dei Clash (Terry Chimes, Keith Levene, Topper Headon) ma anche future star come Brian James e Rat Scabies (che di lì a poco formeranno i Damned). Mick sarà costretto a separarsi da Tony James (mai abbastanza gradito da Bernie), anche se i due resteranno sempre amici, tanto che nei primissimi anni del successo coi Clash, Mick e Tony vanno a vivere sotto lo stesso tetto.

Con James fuori, il nome del gruppo cambia in The Young Colts, composto da Mick, dal chitarrista Keith Levene e dall’aspirante bassista Paul Simonon (Mick lo conobbe nel corso di un’audizione dei London S.S., rimanendo colpito dal suo look da rude-boy londinese… dovrà comunque insegnargli a suonare il basso). Il biennio 1976-77 è un periodo carico di novità che si susseguono rapidamente: i Young Colts propongono a Joe Strummer, il carismatico leader d’una pub-band chiamata The 101ers, di unirsi al gruppo come cantante. Joe, pressato da Bernie, finirà con l’accettare e la band, costituita a questo punto da Mick Jones, Keith Levene, Paul Simonon, il batterista Terry Chimes e quindi Strummer, assume il nome The Clash e vola verso la leggenda.

Gli anni che discograficamente hanno visto attivo Mick Jones nei Clash (1977-82) disegnano un paesaggio sonoro in continua evoluzione artistica che ha dato vita a tre capolavori indiscussi del rock, ovvero gli album “London Calling” (1979), “Sandinista!” (1980) e “Combat Rock” (1982). Tutti quelli che hanno conosciuto da vicino il mondo dei Clash ricordano Mick come il componente del gruppo più professionale, quello più interessato alle tecniche di produzione in studio, nonché quello che musicalmente era sempre al passo coi tempi. Aveva anche un carattere difficile che nei momenti di tensione tendeva a chiudersi in se stesso e a farne un divo capriccioso & intrattabile. I Clash si sono sempre considerati come una gang e come tale si comportavano ma, col tempo, Joe e Paul hanno iniziato ad accusare il comportamento da star che tendeva ad assumere Mick: questa frizione diventa sempre più insanabile e così i due (su pressioni di Bernie) forzano l’uscita di Mick dai Clash nella tarda estate del 1983.

Jones non resta con le mani in mano e di lì a poco progetta già una nuova band: per un breve periodo si unisce ai General Public, dopodiché crea i TRAC che debuttano nel 1984 a nome di Big Audio Dynamite. La storia dei B.A.D. è bella & affascinante e testimonia sulla lunga distanza che, musicalmente parlando, Mick aveva ragione su Joe e Paul. Terminato il progetto B.A.D. (dopo varie incarnazioni chiamate Big Audio Dynamite II e Big Audio), sul finire degli anni Novanta, Mick ha ripreso a scrivere canzoni con Joe Strummer e si è distinto nella produzione di altri artisti (recentemente per i Libertines e i progetti solistici di Pete Doherty, ma in passato anche per il suo idolo Ian Hunter, la cantante americana Ellen Foley, con la quale Mick ha vissuto una storia sentimentale, i Theatre Of Hate e altri).

Dal 2002, Mick Jones è tornato in prima linea coi Carbon/Silicon, una nuova band creata col suo amico di sempre, Tony James. Inizialmente il gruppo ha iniziato a distribuire la propria nuova musica in download gratuito, anticipando band più acclamate come i Radiohead, dopodiché, nel corso del 2007 ha debuttato nel tradizionale mercato discografico con un primo album, “The Last Post”, che si avvale anche di Leo Williams, al fianco di Mick nella prima e più esaltante fase dei Big Audio Dynamite. Infine, proprio questi ultimi, saranno oggetto di una clamorosa reunion all’inizio del 2011, nella formazione originale. [ultimo aggiornamento: 2 aprile 2011] – Matteo Aceto

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Big Audio Dynamite

big-audio-dynamiteDopo essere stato scaricato senza troppi complimenti dai Clash nell’estate del 1983, il chitarrista, cantante e compositore Mick Jones decide immediatamente di formare un nuovo gruppo.

Inizialmente chiamata TRAC, la nuova band che Jones assembla col bassista Leo Williams e lo stesso storico batterista dei Clash, Topper Headon, debutta nel 1984 a nome Big Audio Dynamite, col singolo The Bottom Line. Della formazione fanno ora parte anche Don Letts (principale regista dei video dei Clash), Greg Roberts (che quindi ha rimpiazzato l’inaffidabile Topper) e qualche tempo dopo anche il tastierista Dan Donovan.

Nel 1985 esce il primo album dei B.A.D., “This Is Big Audio Dyanamite” (contenente il singolo E=MC^2), che entra in diretta concorrenza con “Cut The Crap”, l’album a nome Clash che Joe Strummer e Paul Simonon realizzano nello stesso anno. Da fan dei Clash, posso affermare in tutta serenità che il disco di Mick è decisamente superiore, innovativo dal punto di vista musicale, in linea col suono degli anni Ottanta, mentre la nuova musica di Strummer & soci cercava inutilmente di portare indietro le lancette dell’orologio. E’ evidente, inoltre, come Mick abbia continuato la strada che gli stessi Clash avevano intrapreso con l’album “Sandinista!” del 1980, mentre i Clash post-Jones hanno decisamente… smarrito la strada.

Nel 1986, con i Clash ufficialmente sciolti, esce “Nr. 10, Upping St.”, il secondo album dei Big Audio Dynamite. Oltre alla favolosa resa sonora, il disco contiene una grande sorpresa: è prodotto da Jones con Joe Strummer, mentre la maggior parte delle canzoni è accreditata, come ai bei tempi, a Strummer/Jones. In quel periodo si parla di una reunion dei Clash ma la cosa non avviene e i B.A.D. vanno coraggiosamente avanti.

Il terzo album di Jones & soci, “Tighten Up, Vol. 88”, esce nel 1988: anche in questo album c’è lo zampino di un altro membro dei Clash, infatti Paul Simonon disegna la vivace copertina del disco. Disco che, tuttavia, risulta inferiore ai due precedenti, penalizzato dalla consapevolezza di voler piacere a tutti i costi a discapito dalla spontaneità sonora e delle idee creative. C’è da dire che il primo singolo estratto dal nuovo album, Just Play Music!,è comunque molto piacevole.

Dopo una grave malattia che stava per portare Mick Jones all’altro mondo, nel 1989 esce il coraggioso ed innovativo “Megatop Phoenix”, un disco enormemente contaminato, un sound che già prefigura gli anni Novanta (è il migliore dei B.A.D., secondo la mia modesta opinione), nonché il canto del cigno dei Big Audio Dynamite nella loro formazione originaria.

L’anno dopo, infatti, Jones darà vita ai Big Audio Dynamite II con altri musicisti, mentre Don Letts, Leo Williams, Dan Donovan e Greg Roberts si dedicheranno ad altri progetti musicali. Tempo qualche anno e Mick formerà un nuovo gruppo, i Big Audio, che pubblicheranno soltanto un album, il debole “Higher Power” del 1994 (a dispetto del titolo, a ben vedere… non pochi fecero notare con sarcasmo come i Big Audio fossero privi di… Dynamite), prima di resuscitare, seppur per poco tempo, il nome storico dei Big Audio Dynamite.

Ad ogni modo, in seguito al successo della riedizione deluxe da due ciddì del primo album, “This Is Big Audio Dynamite”, edito dalla Legacy/Sony nell’autunno del 2010, i B.A.D. si sono brevemente riformati al principio del 2011, con tanto di tour celebrativo. C’è da dire, purtroppo, che il tour ha interessato soltanto la nativa Gran Bretagna, anche se la band ha partecipato ad alcuni importanti festival internazionali come quello di Coachella e il celebre Lollapalooza. Dal 2011 ad oggi, tuttavia, non si sono viste ulteriori ristampe del catalogo storico della band, né Jones o Letts hanno espresso l’intenzione di tornare in pista con qualcosa di nuovo. Il profilo facebook dei B.A.D., se non altro, resta ancora attivo, con aggiornamenti sporadici di tanto in tanto, uno dei quali, nell’agosto 2016, ricordava il giorno che avrebbe segnato il sessantaquattresimo compleanno di Joe Strummer. A parte tutto, è un piacere sapere che qualcosina all’interno dell’universo Clash, per piccola che sia, continua a muoversi. (– Matteo Aceto