Paul McCartney

paul-mccartney-immagine-pubblicaIl grande James Paul McCartney nasce a Liverpool, in Gran Bretagna, il 18 giugno 1942, sotto il segno dei Gemelli come il sottoscritto. Grazie al papà musicista, Paul s’avvicina fin da piccolo al mondo della musica, iniziando a prendere confidenza col pianoforte, la tromba e in seguito con la chitarra. Poco più che bambino, Paul inizia già a comporre le sue prime canzoni ma la svolta della sua vita avviene nell’estate 1957, quando conosce John Lennon, leader d’una formazione studentesca di skiffle, i Quarry Men. John, di due anni più grande, rimane favorevolmente impressionato da Paul, soprattutto dalla sua abilità chitarristica e dal fatto che fosse in grado di comporre canzoni da sé.

John lo invita immediatamente a far parte del gruppo: è da questo punto in avanti che inizia la leggenda dei Beatles, con Paul che invita a sua volta nel gruppo l’amico George Harrison, mentre John porta con sé Stu Sutcliffe. Incoraggiato da McCartney, anche Lennon inizia a scrivere le sue prime canzoni e di lì a poco i due giovani autori faranno un patto che durerà per tutta l’avventura dei Beatles: ogni canzone scritta dall’uno avrebbe recato con sé anche la firma dell’altro. Ecco che nasce il celebre sodalizio Lennon/McCartney… e siamo ancora agli anni Cinquanta!

Le cose assumono quindi una rapidissima piega, gli anni scorrono alla velocità della luce, e la band, finalmente chiamata The Beatles (dopo esssere passata da Johnny & The Moondogs a The Silverbeetles), debutta col singolo Love Me Do / P.S. I Love You – entrambe scritte proprio da Paul – nell’ottobre ’62 con la formazione definitiva che è passata alla leggenda, ovvero John Lennon, George Harrison, Ringo Starr e il nostro. Per il resto degli anni Sessanta la storia di Paul McCartney è la storia dei Beatles: non solo il bassista è il principale autore delle musiche del celebre quartetto ma è anche il componente del gruppo più attento ai processi produttivi e alla sperimentazione in studio. E’ anche il Beatle più professionale e quello più dedito al lavoro, cosa che alla lunga finisce con l’irritare gli altri tre. E’ comunque merito di Paul se i Beatles sono ancora attivi nella seconda metà dei Sessanta: è infatti grazie al suo irrefrenabile entusiasmo che prendono vita dei capolavori assoluti come “Revolver”, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, “The Beatles” e “Abbey Road”.

Paul fa di tutto per tenere uniti i Beatles ma, una volta capito che il giocattolo s’è irrimediabilmente rotto, è il primo a dichiararsi ufficialmente fuori dalla band, nell’aprile 1970. In quello stesso mese parte la sua carriera solista, con l’album “McCartney” che vola al 1° posto della classifica americana e anticipa di poche settimane l’uscita dell’ultimo album dei Beatles, “Let It Be”. A cavallo fra i due decenni non solo cambia la vita artistica e professionale di Paul ma anche quella privata: nel 1969 sposa Linda Eastman, che nel corso degli anni gli darà tre figli (Mary, Stella e James), e stabilisce il suo quartier generale in una fattoria scozzese.

Tutto ciò non significa però un ritiro, anzi: nei Settanta, McCartney è più prolifico che mai e realizza degli album e dei singoli straordinari che meritatamente riscuotono un enorme successo commerciale in tutto il mondo. Paul, infatti, è il Beatle solista che otterrà più successo, grazie alla sua musica irresistibilmente melodica e fortemente teatrale. Nel 1971 esce “Ram”, un album accreditato a Paul & Linda McCartney (2° posto della classifica americana), seguìto nel corso dello stesso anno dal più ruvido e immediato “Wild Life” (10° negli USA), un album accreditato alla sua nuova band, i Wings. Nel ’73 Paul è attivissimo in studio: coi Wings realizza l’album “Red Rose Speedway” (1° negli USA) e il superbo singolo Live And Let Die (tema fortunato d’un film della saga di 007), con Linda contribuisce al nuovo album di Ringo Starr, “Ringo”, e, ancora coi Wings, realizza quello che è il suo capolavoro indiscusso in veste solista, “Band On The Run” (altro 1° posto negli USA).

Nel 1975 Paul e i Wings tornano con “Venus And Mars” (1° in America), seguìto l’anno dopo da “Wings At The Speed Of Sound” (ennesimo 1° posto). Nel ’77 viene pubblicato un album dal vivo, “Wings Over America” (manco a dirlo… 1° negli USA), a testimonianza d’un tour memorabile dove Paul sembra aver finalmente fatto pace col suo recente passato di Beatle, proponendo alcune canzoni che aveva scritto al tempo dei Fab Four. Nel ’78 escono un nuovo album da studio, “London Town” (2° in USA), e una raccolta chiamata “Wings Greatest”, mentre nel ’79 è la volta di “Back To The Egg” (8° in USA), l’ultimo album a nome Wings. Nel 1980, infatti, Paul torna a firmarsi come solista con l’album “McCartney II” (3° negli USA) ma, in definitiva, quello è un anno maledetto: mentre si trova in tour in Giappone viene arrestato alla dogana per possesso di marijuana e poi, a dicembre, riceve la batosta della morte di John Lennon.

Superato lo shock, dopo aver contribuito all’album di Ringo “Stop And Smell The Roses” (1981), Paul torna nell’82 col fortunato “Tug Of War” (1° in Gran Bretagna), seguìto l’anno dopo dall’altrettanto celebre “Pipes Of Peace”. In quel periodo il nostro collabora attivamente con Michael Jackson, realizzando con lui due indimenticabili hit degli Ottanta quali The Girl Is Mine (primo estratto dal celeberrimo “Thriller”) e Say Say Say; tuttavia l’amicizia con Jackson si raffredderà qualche anno dopo quando quest’ultimo avrà acquistato gran parte del catalogo editoriale dei Beatles, soffiandolo proprio a Paul. Tra l’84 e l’86 la creatività di McCartney sembra subire un appannamento: firma alcune colonne sonore qua & là, realizza due album alquanto insipidi, “Give My Regards To Broad Street” e “Press To Play”, dopodiché si concede una pausa riflessiva e ne approfitta per dare alle stampe una splendida raccolta, “All The Best!”, nel 1987.

Aiutato da Elvis Costello, Paul ritorna alla grande nel 1989 con “Flowers In The Dirt” (1° in Gran Bretagna), uno dei suoi album migliori. Un tour internazionale da antologia verrà giustamente immortalato nel triplo elleppì dal vivo “Tripping The Live Fantastic” (1990), poi la frequenza degli album da studio di Paul subirà un rallentamento. “Off The Ground” vede infatti la luce nel ’93, seguìto da “Flaming Pie” (1997), “Run Devil Run” (1999), “Driving Rain” (2001) e “Chaos & Creation In The Backyard” (2005). Ma ciò non significa una riduzione dell’attività del nostro, anzi: oltre ad una serie di album dal vivo (“Unplugged” e “Choba B CCCP” nel ’91, “Paul Is Live” nel ’93 e “Back In The World” nel 2003), McCartney dà alle stampe degli album sperimentali (“Strawberry Oceans Ships Forest” nel ’93 e “Rushes” nel ’98, due dischi realizzati con Youth sotto lo pseudonimo comune di The Fireman) e addirittura delle composizioni classiche (“Liverpool Oratorio”, “Standing Stone”, “Working Classical” e il recente “Ecce Cor Meum”). Inoltre, fra il 1994 e il 2000, Paul contribuisce attivamente con George Harrison e Ringo Starr a quel monumentale & fortunato progetto beatlesiano chiamato “Anthology”.

La vita privata del nostro è cambiata enormemente tra la fine degli anni Novanta e i primi di questo decennio: la morte dell’amata moglie Linda, il matrimonio con l’ex modella Heather Mills, la morte di George Harrison, la nascita della quarta figlia, Beatrice, il divorzio dalla Mills.
Tutto ciò da un artista che calca le scene da cinque decenni e che ha segnato delle pagine indimenticabili non solo nella storia della musica ma anche in quella della cultura, del costume e della vita di milioni d’appassionati in tutto il mondo.

Personalmente ho ancora un vivido & caro ricordo del momento in cui Paul salì sul palco, a Roma, ai Fori Imperiali nel maggio 2003, per cantare Hello Goodbye e dare avvio a quello che, di fatto, è stato uno dei concerti più memorabili nella storia del rock. – Matteo Aceto

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