C’è un capitolo molto affascinante della storia dei Queen che riguarda l’amicizia tra la band inglese e Michael Jackson, nata al principio degli anni Ottanta da una reciproca stima.
Ho letto/ascoltato almeno due interviste – una di Freddie Mercury e una, ben più recente, di Brian May – nelle quali i due componenti dei Queen rievocavano quel periodo, anche se non ho mai letto/ascoltato un’omologa intervista a Michael Jackson. Ad ogni modo, in quella prima metà degli anni Ottanta, Freddie ebbe modo di parlare della sua frequentazione del Re del Pop, una frequentazione che si interruppe qualche anno dopo la pubblicazione del celeberrimo “Thriller” (1982), quando cioè Michael Jackson prese definitivamente il volo grazie a quel fenomeno planetario che tuttora resta l’album più venduto di sempre.
A quanto pare, Michael Jackson si interessò alla musica dei Queen e alla potenza dei loro concerti proprio nel 1980, l’anno in cui un album dei Queen – “The Game” – raggiungeva per la prima volta la vetta della classifica statunitense. Fu lui a consigliare alla band di far pubblicare su singolo quel pezzo-bomba che effettivamente si è rivelato Another One Bites The Dust. Michael, in sostanza, si stava interessando alle sonorità rock (vedi Beat It su “Thriller”) mentre i Queen si stavano interessando a quelle funk (vedi la già citata Another One Bites The Dust, ovviamente). E data la reciproca ammirazione, le due strade non potevano che confluire.
Il seguito di “The Game”, quel disco che i Queen hanno intitolato “Hot Space” (1982), sembra in effetti anticipare certe sonorità di “Thriller” (uscito sul finire di quello stesso 1982), sebbene all’epoca sia stato considerato un flop, mentre tutt’altra gloria (e più che meritata) è toccata a “Thriller”. A quello stesso “Thriller”, addirittura, avrebbe dovuto partecipare pure Freddie Mercury, il quale se ne rammaricò in seguito scherzando sul fatto di aver perso così un sacco di soldi.
Sfumata la collaborazione su “Thriller”, almeno un incontro di lavoro tra Michael Jackson e Freddie Mercury avvenne già nell’estate del 1983. E’ un resoconto abbastanza dettagliato che ci ha fornito Peter Freestone, assistente di lunga data di Freddie, narrato nel suo libro di memorie relativo proprio a quella sua esperienza più che decennale al fianco del cantante dei Queen. Siamo a Los Angeles, quando tutti e quattro i membri della band inglese si erano temporaneamente trasferiti nella metropoli californiana per iniziare le sedute dell’album “The Works” (1984). Freestone accompagna il solo Mercury fino ad Encino, la tenuta dove Jackson viveva allora, con tanto di studio di registrazione annesso. Qui sono presenti i soli Michael e Freddie, più un tecnico dello studio e quindi lo stesso Peter: è proprio quest’ultimo a sbattere la porta del bagno adiacente allo studio in un brano chiamato Victory, giacché Michael non è soddisfatto degli effetti prodotti dalla drum-machine.
I due cantanti lavorano anche a State Of Shock e a There Must Be More To Life Than This, per un intero pomeriggio di registrazioni durato quasi sei ore. I due, stando sempre a quanto riferito dall’assistente di Mercury, sembrano anche prendersi le misure artisticamente, cercando evidentemente di imparare il più possibile l’uno dall’altro. Purtroppo, a causa degli impegni di Freddie coi Queen (c’era un nuovo album da fare, al quale sarebbe seguito l’inevitabile tour mondiale), i nostri due protagonisti non ebbero più l’occasione di tornare su quei tre brani incisi a casa Jackson in quel pomeriggio d’estate. Tre preziosi brani inediti che offrono a loro volta tre interessanti storie parallele. Vediamole una alla volta.
Victory: il più misterioso dei pezzi nati dalla collaborazione Jackson-Mercury, dato che finora non è mai stato ascoltato, nemmeno attraverso i canali piratati. Secondo Peter Freestone, il brano è dovuto all’ispirazione di Michael, sebbene alcune fonti sostengono che sia stato inizialmente concepito come un pezzo dei Queen. E’ pur vero che, nel 1984, Michael e i suoi cinque fratelli hanno fatto uscire sotto il nome collettivo di The Jacksons un album chiamato “Victory”, ma è altrettanto vero che in quel disco non c’è traccia d’un brano chiamato così.
State Of Shock: nell’album “Victory” c’è però quest’altra collaborazione Jackson-Mercury, sebbene la parte vocale di Freddie venga sostituita da quella di Mick Jagger. Scritta da Michael Jackson col chitarrista Randy Hansen, State Of Shock è stata quindi provinata con Freddie Mercury in quel fatidico giorno d’estate 1983, ri-registrata con Mick Jagger, inclusa in un album intitolato ai Jacksons come gruppo, e infine eseguita dal vivo allo storico Live Aid del 1985 da Mick Jagger con… Tina Turner! Insomma, ma di chi è questa State Of Shock?!
There Must Be More To Life Than This: come abbiamo già detto QUI, questo brano scritto da Freddie Mercury è nato durante le sedute di registrazione dei Queen per l’album “Hot Space”; scartato dall’album, è stato evidentemente offerto dal suo autore a Michael Jackson in quell’ormai famoso incontro ad Encino, dove per l’appunto Freddie accompagna al piano Michael che canta da solo. Arenatasi così la collaborazione, Freddie ha infine recuperato il brano per il suo primo album da solista, “Mr. Bad Guy” (1985).
Nel 2014, all’interno della compilation intitolata “Queen Forever”, è finalmente stata ufficializzata una prima (e finora unica) collaborazione Mercury-Jackson: si tratta dell’ormai ben nota There Must Be More To Life Than This, sebbene si tratti d’un montaggio eseguito dall’ottimo William Orbit. La voce di Freddie datata 1985 duetta infatti con la voce di Michael datata 1983 (in una performance comunque informale, si tratta di un demo o provino che dir si voglia), mentre in “sottofondo” i Queen al gran completo suonano l’iniziale versione del 1981-82 opportunamente rimaneggiata per l’occasione. Insomma, quel brano registrato a casa Jackson nell’83 così com’era (Michael alla voce e Freddie al piano) resta tuttora ufficialmente inedito, così come quel primo duetto su State Of Shock e la fantomatica Victory (l’unica delle tre che, tanto per dirne una, non sia mai apparsa su Youtube o altrove tra i canali del file-sharing).
Questi i fatti. Ora vi dico la mia. Il brano Victory potrebbe non esistere, forse perché è poi diventato qualcos’altro, magari un pezzo di Jackson o dei Queen che conosciamo molto bene; altre fonti hanno inoltre parlato di due (2 di numero) canzoni incise da Michael Jackson con Freddie Mercury, e lo stesso Brian May ha più volte parlato di “a couple of tracks”. E a distanza di tanto tempo, e nonostante l’interesse commerciale che un pezzo Jackson-Mercury potrebbe suscitare a prescindere dal suo reale valore artistico, abbiamo effettivamente avuto la possibilità di ascoltare soltanto State Of Shock e There Must Be More To Life Than This. Di quest’ultima le versioni ormai si sprecano, spesso fatte dagli stessi fan montando con software audio le tracce vocali di Freddie e Michael che – ricordiamolo – sono state messe su nastro in due momenti diversi. L’originale, per così per dire, figura il solo Jackson alla voce, accompagnato quindi da Mercury al piano. O almeno questo è ciò che si sente da quel nastro che contiene anche State Of Shock, la quale è già molto vicina alla versione che poi comparirà sull’album “Victory” in compagnia di Mick Jagger. Si ha la sensazione, ascoltando State Of Shock, che all’inizio Michael resti un po’ sopraffatto dall’esuberanza di Freddie, e soprattutto dalla sua voce, ma che nel finale torni ad assumere il controllo, tanto che Freddie si unisce a lui all’esortazione di “everybody sing with me!”.
Impegni di Mercury con i Queen o meno, necessità dei fratelli Jackson di far uscire “Victory” in quel preciso momento piuttosto che in un altro, la mia impressione resta che Michael Jackson abbia ritenuto Freddie Mercury un partner fin troppo sopra le righe, tanto che un tipo come Mick Jagger deve essergli apparso più docile. Si è anche detto che l’amicizia tra Michael e Freddie sia stata compromessa dal fatto che il primo disapprovava l’uso di cocaina da parte del secondo. E poi, infine, come non pochi hanno speculato con malizia, i due potrebbero aver avuto una relazione sentimentale, oltre che professionale, finita la quale è anche finita la possibilità di cantare insieme. Da quel che mi risulta, nei primissimi anni Novanta, né Freddie e né Michael hanno mai rievocato pubblicamente la loro amicizia, né si conoscono i reali sentimenti provati da Michael all’annuncio della morte di Freddie, in quello straziante 24 novembre 1991.
Purtroppo, come tutti sappiamo, anche Michael Jackson non è più di questo mondo, perciò se c’è stato qualche segreto che avrebbe potuto rivelarci su Freddie Mercury, beh quel segreto è morto con lui in quel maledetto 25 giugno 2009. A noi fan, orfani di questi due autentici giganti della canzone del Novecento, non resta che affidarci al gossip, alle rivelazioni che verranno (se verranno) e soprattutto a quelle registrazioni effettuate tra i due negli anni Ottanta. Una volta che le rispettive eredità avranno trovato accordi commercialmente soddisfacenti per tutte le parti in causa. – Matteo Aceto