Sting, “Brand New Day”, 1999

Sting Brand New DayNonostante i vari “Sacred Love”, “Songs From The Labyrinth”, “If On A Winter’s Night…”, “Symphonicities” e anche il più recente “The Last Ship”, “Brand New Day” resta l’ultimo album di Sting che mi sia piaciuto davvero. Tutti quelli che gli sono succeduti – i titoli che ho appena nominato – non mi hanno entusiasmato particolarmente, e li ho comprati più che altro per abitudine & affetto verso un artista, Sting per l’appunto, che da sempre è uno dei miei preferiti.

Quando all’epoca ascoltai “Brand New Day” mi sorprese l’abilità dimostrata dal suo autore di sapersi rinnovare nel sound pur restando inconfondibilmente sé stesso. Sicuramente gli giovò la collaborazione con un produttore col quale non aveva mai lavorato prima, il tastierista Kipper, che ha saputo dosare l’elettronica con maestria all’interno del tradizionale campo espressivo di Sting. In effetti, “Brand New Day” è l’album più elettronico del cantante, ma il tutto è perfettamente calibrato con la presenza dei grandi musicisti in carne e ossa che, come sempre, accompagnano i suoi lavori: i chitarristi Dominic Miller e B. J. Cole, il clarinettista Branford Marsalis, il trombettista Chris Botti, i batteristi Manu Katché e Vinnie Colaiuta, il percussionista Mino Cinelu, ma anche i ben più noti Stevie Wonder e James Taylor.

Le nove canzoni di “Brand New Day” offrono una felice fusione tra pop e sonorità mediorientali & terzomondiste, ma anche interessanti mescolanze con gli stilemi sonori più disparati: jazz, country, gospel, soul e perfino hip-hop. Già l’iniziale A Thousand Years, una ballata d’amore dai toni malinconici intrisa da una calda atmosfera arabeggiante, si rivela una partenza emozionante. Un’escursione mediorientale che diventa ancor più evidente con la successiva Desert Rose, edita anche come singolo e di certo una delle canzoni più famose di Sting (forse la sua ultima canzone famosa…); è un pezzo molto bello, mi mette la pelle d’oca ogni volta che lo sento, forte anche dello scambio vocale fra il nostro e l’algerino Cheb Mami.

E se la quasi sussurrata Big Lie, Small World ci regala una quieta samba spruzzata d’elettronica, la seguente After The Rain Has Fallen ci riconduce a formule stinghiane più ortodosse. Con Perfect Love… Gone Wrong abbiamo invece un’interessante commistione fra generi musicali e linguaggi: fra jazz e hip-hop, il canto in inglese di Sting (che in certi punti sembra riprendere When We Dance, una sua ballata del 1994) divide il microfono col rap in francese di Ste.

Tomorrow We’ll See, altra mia favorita di questo disco, sembra il luogo d’incontro ideale fra i personaggi di Roxanne e di Moon Over Bourbon Street, in una canzone notturna di grande atmosfera. La successiva Fill Her Up è un curioso esercizio in chiave country che mescola James Taylor (duetta col nostro nella prima parte) ai cori gospel. Ma la vera gemma di “Brand New Day”, a mio modesto parere, resta una malinconica ballata chiamata Ghost Story: l’inverno è alle porte, uno Sting pensoso e umbratile osserva la natura che cambia davanti ai suoi occhi, mentre il ricordo d’una vecchia storia d’amore alimenta i suoi sensi di colpa. E’ una canzone di grande suggestione, Ghost Story, che metto senz’altro fra le cose migliori mai proposte dallo Sting solista.

Chiude il tutto l’omonima Brand New Day, pubblicata anche come singolo apripista in una versione editata per esigenze radiofoniche: è una trascinante melodia pop dal tempo medio-veloce, impreziosita dall’inconfondibile armonica a bocca del grande Stevie Wonder, un altro dei miei preferiti da sempre.

Godibilissimo album di moderno pop-rock, “Brand New Day” chiude l’epoca d’oro della carriera di Sting al di fuori dei Police; dopo un album non proprio memorabile come “Sacred Love” (2003), il nostro è tornato in attività proprio come membro dei Police, col gruppo impegnato tra il 2007 e il 2008 in un fortunatissimo tour mondiale che ha toccato anche l’Italia (e io c’ero!). Tornato in attività come solista, tuttavia, Sting sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori: dischi passabili ma anch’essi mai esattamente memorabili, seppur accompagnati da tournée di successo in ogni parte del mondo, anche in coppia con Paul Simon (come qualche anno fa) e con Peter Gabriel (attualmente).

A quanto pare, Sting è anche impegnato in studio per un progetto discografico di cui per ora non si conoscono i dettagli. Si tratta, probabilmente, del suo nuovo album solista, un lavoro che – io mi auguro caldamente – possa eguagliare i risultati di quel “Brand New Day” che abbiamo riascoltato oggi. – Matteo Aceto

(rielaborando un post pubblicato il 16 novembre 2009)

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