Elton John, “The Very Best Of”, 1990

elton-john-the-very-best-of-1969-1990-immagine-pubblica-blogE’ vero, tutte quelle belle canzoni che Elton John ha pubblicato con gli album “The One” (1992) e “The Lion King Soundtrack” (1994) esulano dal contesto del presente post ma, a mia discolpa, posso dire di non essere mai stato un suo fan. Mi ritengo comunque un collezionista di belle canzoni, e quel doppio vinile/ciddì chiamato “The Very Best Of Elton John” e distribuito dalla Polygram nel 1990 è esattamente questo: una collezione di belle canzoni, e quindi un prodotto per me indispensabile.

Di raccolte di Elton John ne sono uscite un bel po’, dal 1990 in poi, eppure questa che include i maggiori successi del nostro del periodo 1969-1989 (più un paio di notevoli inediti, inclusi per l’occasione) continua a restare per me la migliore. E, detto in confidenza tra noi, continua a restare l’unico titolo della sterminata discografia di Elton John che reputo necessario. Non fraintendetemi, non ho nulla contro il buon Elton, è che col tempo ho capito quei tanti critici che non soltanto non l’hanno mai davvero amato ma che, peggio, non l’hanno mai preso sul serio. In effetti, vedendo un video d’annata di Elton John, magari proprio alle prese con una di quelle sue favolose canzoni degli anni Settanta, ciò che colpisce di più è proprio quel suo look eccentrico, con quegli occhialoni stravaganti, le scarpe argentate con la zeppa & tutto il resto che contribuisce a mostrarcelo – diciamocelo pure senza alcun rancore, ci mancherebbe – come un perfetto coglione. Ecco, in quel caso, l’attenzione è tutta su di sé, nel bene e nel male, lasciando la canzone in sottofondo, fosse pure una delle canzoni più belle del mondo.

E in questa raccolta ci sono davvero alcune delle canzoni più belle del mondo: Your Soung, tanto per cominciare, ormai un autentico pezzo di musica classica, se vogliamo ampliare il termine visto che ormai siamo definitivamente nel Ventunesimo secolo, e poi Candle In The Wind, indimenticabile così come lo è Marilyn Monroe; e ancora Don’t Let The Sun Go Down On Me (che purtroppo, di questi tempi, ci ricorda più la triste fine di George Michael) e Rocket Man, un’altra perla di canzone che può essere messa nella stessa categoria della Space Oddity bowiana. In “The Very Best Of Elton John” non mancano poi la struggente Goodbye Yellow Brick Road, la mesta Sorry Seems To Be The Hardest Word, la malinconica Song For Guy, la consolatoria Blue Eyes e la sopraffina Nikita (brano che si avvale della collaborazione del già citato George Michael, oltre che di un magnifico Pino Palladino).

Tra le mie preferite metto inoltre I Guess That’s Why They Call It The Blues, con tanto di Stevie Wonder all’armonica, la trascinante I Don’t Wanna Go On With You Like That e l’inedita (per il 1990) Easier To Walk Away. Discorso a parte per Someone Saved My Life Tonight: da anni ho questa raccolta di Elton John, e quindi questa canzone, ma soltanto di recente mi sono reso conto di quanto sia bella. Una sera di qualche mesetto fa, desideroso di ascoltare delle canzoni anni Settanta/Ottanta cantate da qualcuno che fosse ancora in vita (e Elton John è ormai uno dei pochi, almeno tra i nomi presenti nelle mie collezioni), metto sul piatto del giradischi il primo dei due vinili di questo best of… arrivo così a Someone Saved My Life Tonight e quasi mi commuovo per l’emozione. Come se non l’avessi mai sentita prima! Questo per dire quanto ingombrante possa essere stato il personaggio Elton John a discapito del bravissimo autore/cantante/musicista che risponde a quello stesso nome. – Matteo Aceto

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