The Professionals, “I Didn’t See It Coming”, 1981

the-professionals-immagine-pubblica-steve-jones-paul-cookThe Professionals è il nome del gruppo che Steve Jones e Paul Cook, rispettivamente chitarra e batteria dei Sex Pistols, hanno formato dopo la fine ufficiale dell’irriverente banda punk inglese. Reclutato il bassista Andy Allen, i Professionals fanno il loro debutto discografico nel luglio 1980, col bel singolo Just Another Dream, mentre sono impegnati in studio per la registrazione del primo album. In realtà, a parte la pubblicazione ad ottobre d’un secondo singolo, 1-2-3, i Professionals subiscono un imprevisto stop, con Allen che molla il gruppo e cita Jones e Cook in giudizio per mancati pagamenti. Inoltre, i crescenti problemi di droga di Steve non aiutavano certo a rasserenare l’atmosfera complessiva. Comunque, a fine anno, i Professionals raggiungono una formazione stabile con l’ingresso del bassista Paul Meyers (già coi Subway Sect) e del secondo chitarrista Ray McVeigh e riprendono le incisioni dell’album. Pure in questo caso le cose vanno per le lunghe e una nuova pubblicazione dei Professionals vede la luce solo nel luglio ’81, il singolo Join The Professionals, con la band che fino a quel punto non s’è mai esibita dal vivo. Finalmente, dopo ritardi e smentite, la Virgin pubblica a novembre il primo (e unico) album dei Professionals, “I Didn’t See It Coming”, anticipato dal singolo The Magnificent.

1-2) Composto da dieci canzoni, questo vigoroso album inizia proprio col pulsante The Magnificent, potente e irresistibile punk-rock eseguito con notevole grinta; il riff principale è però un’imitazione bellebbuona di Public Image, primo singolo dei PiL, la band dell’ex collega John Lydon. Segue un brano ancora più tirato, Payola, altro grande esempio di punk-rock di classe.

3) In Northern Slide la voce da hooligan di Steve Jones lascia il posto a quella di Paul Cook per la sua seconda prova come cantante solista (la prima era stata Silly Thing, nel delirante “The Great Rock ‘N’ Roll Swindle” dei Pistols): il brano è meno nervoso e si avvale di alcuni fraseggi di sax, comunque lo stile dei Professionals non viene smentito e anche qui sentiamo un deciso punk-rock.

4-5) Come suggerisce il titolo, la successiva Friday Night Square è una canzone alquanto notturna e meditabonda, la più lenta del disco, per quanto non sia certo una ballata. Segue Kick Down The Doors, uno dei momenti migliori del disco: una strumentazione tipicamente punk-rock ma priva dell’urgenza più sfrenata del genere… anzi, qui la fusione fra punk e rock è pressoché perfetta (molto corale il ritornello, lo si impara subito e – almeno personalmente – non si riesce a fare a meno di canticchiarlo quando lo si ascolta) e la prestazione vocale di Jones è una delle migliori della sua carriera.

6-8) Segue la mia canzone preferita di tutto il disco, la veloce e trascinante Little Boys In Blue: l’arrangiamento è tagliente e tirato, Steve esegue una parte vocale mozzafiato, i riff di chitarra sono epici e memorabili… insomma, una stupenda canzone punk (una delle mie preferite del genere), non c’è che dire! Il successivo All The Way è un altro pezzo tirato e robusto, nel quale si risente l’impiego del sax, seguìto dalla distesa e saltellante Crescendo.

9-10) I ritmi più serrati (e tipici) del punk-rock tornano quindi con la movimentata Madhouse, uno dei brani più riusciti del disco, forte d’un bel ritornello, mentre la conclusiva Too Far Too Fall, con tanto di lungo assolo centrale di sax, non smentisce il sound complessivo dell’album, regalandoci un’ultima corsa di sano ‘Jones & Cook sound’.

Nonostante “I Didn’t See It Coming” sia uno dei dischi più consistenti usciti dalla scena punk inglese, il grande pubblico finisce con l’ignorarlo bellamente, minando l’esistenza stessa dei Professionals. Dopo il madornale errore di rifiutare un tour in USA di supporto ai Clash (che in quel periodo stavano ottenendo una clamorosa accoglienza in America), la band subisce il colpo di grazia definitivo poco dopo l’uscita dell’album, quando Cook, Meyers e McVeigh restano feriti in un incidente stradale. Di lì a pochi mesi, col tour americano che va in malora e l’album che praticamente segna un flop, la breve e sfortunata avventura dei Professionals giunge a conclusione.

In quanto a “I Didn’t See It Coming”, l’album è stato ristampato dalla EMI nel 2001 con ben otto canzoni aggiunte, due delle quali inedite. Le preziose aggiunte sono i tre singoli Just Another Dream (una delle canzoni migliori dei Professionals), 1-2-3 e Join The Professionals, i relativi lati B, cioé Has Anybody Got An Alibi, la cover di White Light/White Heat dei Velvet Underground e la cover di Baby I Don’t Care di Gene Pitney; le inedite sono invece Kamikaze e Mods, Skins, Punks, due belle canzoni, potenti e corali, che avrebbero potuto trovare felicemente posto sull’album originale ma che purtroppo sono rimaste in archivio per molti anni. Un disco, questo “I Didn’t See It Coming”, che consiglio a tutti i fan dei Sex Pistols ma anche a tutti gli appassionati del punk e dei suoi derivati musicali.

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