Guns N’ Roses, “Chinese Democracy”, 2008

guns-n-roses-chinese-democracy-immagine-pubblica-blogDopo ripetuti ascolti & lunghe meditazioni, sono finalmente pronto a scrivere su questo blog d’un disco che attendevo da anni. Premetto che è davvero un’impresa rischiosa recensire in pochi minuti un album ideato e registrato in dieci lunghi anni. Eppure, quando la maggior parte degli appassionati (fra cui il sottoscritto) pensava che questo disco fosse soltanto una chimera da parte d’un capriccioso divo del rock, ecco che nel novembre del 2008 questo album così atteso fa la sua comparsa nelle rivendite.

Stiamo parlando di “Chinese Democracy”, il quinto album da studio dei Guns N’ Roses, che giunge a quindici anni dal precedente “The Spaghetti Incident?”, il quale, peraltro, è un album di sole cover. Tuttavia, dopo tutto questo tempo, la stessa formazione dei Guns è cambiata innumerevoli volte, tanto che già a fine anni Novanta era il solo Axl Rose a condurre il gruppo, dopo aver fatto piazza pulita degli altri componenti originali. Gli è rimasto accanto il solo Dizzy Reed (entrato in pianta stabile nella formazione dei Guns N’ Roses durante le registrazioni di “Use Your Illusion”), mentre gli altri componenti hanno dato vita ad altri progetti, il più fortunato dei quali è di sicuro quello legato ai Velvet Revolver di Slash con Scott Weiland.

E’ proprio la sola presenza di Axl Rose in “Chinese Democracy” ad aver scatenato il maggior numero di critiche attorno al progetto. In realtà, a ben vedere, sono sempre più le band che negli ultimi anni si sono riformate senza uno o più membri originali. E così, tanto per fare un esempio, se i Queen non solo hanno fatto a meno di John Deacon ma addirittura anche di Freddie Mercury, non vedo perché Axl Rose – che comunque resta l’unico titolare del marchio Guns N’ Roses – non possa dilettarsi a fare musica utilizzando quel marchio glorioso (e lucroso, diciamolo pure).

Bisogna infine considerare, e questo è un aspetto assai più interessante, che una volta ascoltato “Chinese Democracy” e paragonatolo al recente “Libertad” (l’ultimo disco dei Velver Revolver, una band che conta tre ex Guns su cinque fra le sue file, tra cui Slash) si ha la netta sensazione che se c’era un genio fra i Guns N’ Roses originali, che guidava il gruppo in una certa direzione dandogli un sound caratteristico, beh quel genio non poteva che essere Axl Rose. “Chinese Democracy” è un album curatissimo, prodotto ed arrangiato magnificamente, con una presenza massiccia di chitarra (in alcuni brani vengono addirittura accreditati cinque chitarristi!) ma non privo di sontuose partiture orchestrali e di effetti elettronici d’ogni sorta. E’ anche un album molto generoso, grazie ai suoi oltre settanta minuti di durata.

Fatta questa premessa, passiamo a vedere più da vicino le quattordici canzoni che compongono il tanto atteso e più volte rimandato “Chinese Democracy”.

Si parte con l’omonima Chinese Democracy, una coinvolgente e movimentata canzone hard rock, ricca di chitarre taglienti e di voci sovrapposte; un brano che pur non rinnegando lo stile più duro dei Guns fa abilmente sfoggio di sonorità moderne. Come molte altre canzoni di questo album, Chinese Democracy non era sconosciuta ai fan: Axl e compagni l’avevano infatti eseguita durante gli ultimi tour della band, ma qui il livello è decisamente superiore. Il successivo Shackler’s Revenge è un teso e robotico hard rock, sulla falsariga di Oh My God, il primo brano dei Guns dell’era post-Slash a vantare una pubblicazione ufficiale, nell’ormai lontano 1999. Shackler’s Revenge si segnala per le interessanti stratificazioni multiple della voce di Axl.

Better resta a mio avviso il migliore dei quattordici brani di “Chinese Democracy”; anch’esso era noto ai fan, giacché circolava in rete almeno dal 2006, in una forma pressoché uguale a questa versione definitiva. Ciò non toglie che l’ascolto di Better, una dura ma al tempo stesso melodica e accattivante canzone rock, sia un’esperienza esaltante e illuminante sulle doti vocali e artistiche di Axl Rose. Ogni volta che sento Better mi prende l’irrefrenabile voglia di alzare il volume! Anche la successiva Street Of Dreams era nota ai fan, giacché da tempo circolava su internet, anche se col nome The Blues. Qui abbiamo un deciso cambio d’atmosfera, rispetto ai tre ruggenti brani iniziali: siamo infatti alle prese con una magnifica ballata guidata dal piano, molto vicina allo stile dei Queen, dove Axl fa sfoggio di grande espressività emozionale.

A un primo ascolto, If The World potrebbe lasciare disorientati per quanto sia distante dal più tipico sound dei Guns N’ Roses: chitarre in stile flamenco e una strisciante base per lo più pre-progammata fanno da suadente tappeto sonoro ad una prestazione vocale condotta sul registro più alto. In realtà If The World è un’altra ottima canzone che, se pubblicizzata a dovere, potrebbe diventare anche una hit single non indifferente.

La maestosa There Was A Time segna l’episodio più epico di “Chinese Democracy”: lunga ballata rock, prossima ai sette minuti, è figlia di canzoni del glorioso passato dei Guns come November Rain e Civil War. Molto coinvolgente, con diversi cambi melodici e un lungo ed emozionante assolo centrale di chitarra, There Was A Time è una delle migliori realizzazioni marcate Guns N’ Roses. Così come There Was A Time, anche Catcher In The Rye era pressoché nota ai fan nella sua versione definitiva, che vagava nella rete da alcuni anni. Tuttavia la prima versione di Catcher In The Rye si avvaleva d’un ospite prestigioso: Brian May, lo storico chitarrista dei Queen. A quanto pare, è solo poco prima della pubblicazione ufficiale di “Chinese Democracy” che Axl ha fatto sostituire le parti strumentali di May (risalenti, si dice, al 1999!) con quelle dei suoi fidi chitarristi che compongono i redivivi Guns N’ Roses. Chi scrive è un vecchio appassionato dei Queen e questa collaborazione Rose-May avrebbe fatto la sua ulteriore felicità, tuttavia la canzone in sé resta tale e quale: una grandiosa ballata rock da stadio. Peccato per il finale, che affoga fra le troppe sovraincisioni e una cacofonia che forse Axl avrebbe potuto risparmiare per economizzare la buona idea di fondo.

Con l’arrembante Scraped torniamo a ritmi rock più furiosi: qui abbiamo un altro derivato di Oh My God per un teso hard rock interessante ma non troppo esaltante. Decisamente migliore è la successiva Riad N’ The Bedouins, sorta di moderna Immigrant Song di ledzeppeliniana memoria, questa canzone fonde piacevolmente bene la potenza del rock duro con linee melodiche ed accattivanti. Leggendo il testo, vi si può trovare qualche cenno alle dispute legali ed artistiche fra Axl Rose e i suoi ex compagni di gruppo.

Dolente ma al tempo stesso irresistibilmente epica, Sorry ci riporta sul campo delle ballate, con una canzone degna dei fasti di Don’t Cry. Al brano partecipa anche Sebastian Bach, la voce degli Skid Row, ma la sua presenza è francamente inutile in quanto Axl risplende in tutto il suo carisma. Il paranoico lamento di I.R.S. è forse l’unica idea modesta di “Chinese Democracy”: non che sia una brutta canzone, ma la sua lagnosità e i suoi monotoni cambi d’atmosfera non la rendono simpatica. Ben più interessante è la seguente Madagascar, che anch’essa può disarmare al primo ascolto. Axl inizia a cantare con tono sofferto su una base pre-programmata… in effetti questa è la canzone più elettronica dell’intero disco – anche grazie ad una sezione centrale ricca di voci campionate, in particolare quella di Martin Luther King – ma mentre il pezzo procede entra la tipica strumentazione rock. E’ una canzone complessa, Madagascar, che ha bisogno di qualche ascolto in più per farsi apprezzare, tutt’altra cosa rispetto alla versione dal vivo, nota ai fan, che girava in internet qualche anno fa.

Con This I Love siamo alle prese con l’ultima ballata proposta in questo disco… ma che ballata! Fra le cose più appassionate e struggenti mai pubblicate a nome Guns N’ Roses, questa canzone è la testimonianza lampante della maturità artistica raggiunta da Axl Rose (che firma questa gemma da solo) e del suo talento di autore raffinato. This I Love è fra i principali motivi che dovrebbero giustificare i soldi spesi per l’acquisto di “Chinese Democracy”. La conclusiva Prostitute è un altro brano molto interessante: per metà ballata, per metà rock, con innesti di pop pre-programmato ma anche di musica sinfonica. Molto bella tutta la parte vocale di Axl, che, partendo da un tono pacato e quasi commosso, si fa più dura e incisiva in prossimità dei ritornelli. Infine, la frase ‘ask yourself why I would prostitute myself to live with fortune and shame’ dovrebbe spiegare da sola perché Axl si è preso tutto questo tempo per pubblicare quest’album così ambizioso e complesso.

Un album che, pur essendo ambizioso, non è certamente quel capolavoro che ci si poteva attendere dopo questa lunga gestazione. No, forse “Chinese Democracy” non sarà mai ricordato come un capolavoro ma come un ottimo disco di moderno rock sì. E in questo Axl Rose non avrebbe potuto fare francamente di meglio; non solo ha dimostrato una grande maturità artistica ma, se ce ne fosse ancora bisogno, ha testimoniato ancora una volta la sua eccezionale versatilità canora. La musica di oggi ha ancora bisogno d’un personaggio come Axl Rose, con o senza Slash e gli altri. Bentornato! – Matteo Aceto

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I supergruppi

Traveling Wilburys George Harrison Bob DylanForse il termine non suscita simpatia ma, per supergruppo, s’intende comunemente una band formata da due o più componenti illustri provenienti da altre band. La storia del rock annovera diversi supergruppi ma la loro costituzione sembra aver preso piede soprattutto dagli anni Ottanta ad oggi. Vediamone alcuni, cercando di procedere in ordine cronologico.

Il titolo di primo supergruppo sembra spettare ai Blind Faith, composti da membri dei Cream (Eric Clapton e Ginger Baker) e dei Traffic (Steve Windood), formatisi e disciolti nel 1969 con un solo album all’attivo. Poi fu la volta della Plastic Ono Band, un gruppo che John Lennon e Yoko Ono formarono insieme a Eric Clapton e a George Harrison, sebbene svolgesse un’attività occasionale tra il 1969 e il 1970. Di supergruppi pop-rock nati negli anni Settanta non me ne sovviene nessuno, credo che comunque non ve ne siano stati molti, per cui passo agli anni Ottanta.

Nel 1982 nascono i Lords Of The New Church (componenti dei Dead Boys e dei Damned), nel 1983 nascono invece i Glove (membri dei Cure e dei Siouxsie And The Banshees), nel 1984 debuttano i Dalis Car (componenti dei Japan e dei Bauhaus) e i Chequered Past (membri dei Sex Pistols e dei Blondie), nel 1985 fanno la loro comparsa i Power Station (voce di Robert Palmer e musicisti dei Duran Duran e degli Chic), mentre nel 1986 è la volta dei GTR (membri dei Genesis e degli Yes) e ancora nel 1989 degli Electronic (componenti dei New Order, degli Smiths e dei Pet Shop Boys).

Nel 1988 hanno fatto la loro prima comparsa, con l’album “The Traveling Wilburys, Vol. 1”, i Traveling Wilburys (nella foto sopra), un super-supergruppo direi, giacché formato da George Harrison dei Beatles con Bob Dylan, Roy Orbison, Tom Petty e Jeff Lynne della Electric Light Orchestra.

Passando agli anni Novanta, nel ’95 debuttano i Mad Season (formati da componenti di Alice In Chains e Pearl Jam), mentre l’anno dopo è la volta dei Neurotic Outsiders (membri dei Sex Pistols, dei Cult, dei Guns N’ Roses e dei Duran Duran). Di altri non ricordo…

Mi sembra più produttivo il decennio in corso: già nel 2000 debuttano i Damage Manual (componenti dei PiL, dei Killing Joke e dei Ministry), nel 2002 esordiscono con alcune canzoni distribuite in rete i Carbon/Silicon (componenti dei Clash e dei Sigue Sigue Sputnik) e con una distribuzione in grande stile, invece, debuttano gli Audioslave (musicisti dei Rage Against The Machine e voce dei Soundgarden). Nel 2004 è la volta dei Velvet Revolver (musicisti dei Guns N’ Roses e cantante degli Stone Temple Pilots), mentre il 2006 ha segnato il debutto ufficiale dei The Good, The Bad And The Queen (componenti dei Clash, dei Blur e dei Verve).

Nella storia della musica moderna si sono visti numerosi esempi di supergruppi costituiti apposta per un singolo evento o brano: è il caso dei Band Aid, che nel 1984 hanno pubblicato il singolo Do They Know It’s Christmas?, e degli U.S.A. For Africa, che l’anno dopo hanno pubblicato il singolo We Are The World. Entrambi nati per scopi benefici, i primi (di origine angloirlandese) sono nati dall’iniziativa di Bob Geldof e Midge Ure (che hanno coinvolto, tra i tanti, Sting, Phil Collins, Paul Weller, Paul Young, Boy George, i Duran Duran, gli U2 e George Michael), i secondi (americani) sono nati invece dall’iniziativa di Michael Jackson e Lionel Richie (coinvolgendo un cast stellare formato, fra i tanti, da Ray Charles, Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Bob Dylan, Tina Turner, Paul Simon e Diana Ross).

Poi ci sono dei supergruppi a ritroso, nel senso che dal gruppo originario, magari anche di successo, siano usciti fuori dei componenti di altrettanto (se non maggior) successo: mi vengono in mente i Genesis (che hanno ‘generato’ Peter Gabriel, Phil Collins ma anche i Mike & The Mechanics) e i Faces (nei quali hanno militato Ron Wood, dal ’75 ad oggi con i Rolling Stones, e Rod Stewart). Ma se ci pensiamo bene anche i Beatles sono stati un supergruppo a ritroso… in quale altra band si trovano Paul McCartney e John Lennon sotto lo stesso tetto?! Per giunta con un George Harrison che diventava sempre più bravo e che, giustamente, scalpitava per avere più voce in capitolo. Questa, però, è già materia per un altro post.

Guns N’ Roses

guns-n-roses-immagine-pubblica-blogHo sempre considerato i Guns N’ Roses come i cuginetti sporchi e cattivi dei Queen. Del resto il cantante della band californiana, Axl Rose, è un fan dichiarato dei Queen, tanto che nell’aprile ’92 i Guns N’ Roses hanno partecipato al Freddie Mercury Tribute allo stadio di Wembley. Nel 2006, inoltre, parlando di quel famigerato “Chinese Democracy” che sembrava non dovesse mai vedere la luce, Axl ha dichiarato che alcune sonorità del disco ricordano i Queen; inoltre parte del lavoro è stata prodotta da Roy Thomas Baker, geniale produttore dei Queen negli anni Settanta, mentre lo stesso Brian May – il chitarrista della band inglese – ha suonato in alcune nuove (?) canzoni dei redivivi Guns.

Iniziamo però dal principio, in California, a metà degli anni Ottanta, quando dalla fusione di due gruppi, gli Hollywood Rose e i L.A. Guns, nascono i Guns N’ Roses. Se questo nuovo nome fonde quelli precedenti dei due gruppi, il nome Guns N’ Roses riassume perfettamente anche la formula musicale della band: un suono duro, potente, ma al tempo stesso romantico e melodico.
Nel corso degli anni, la formazione dei GNR ha subìto diversi cambiamenti ma i quattro membri originali hanno sempre fatto la differenza e creato uno stile inconfondibile: il chitarrista Slash (quello con l’immancabile cilindro nero in testa), il chitarrista e cantante Izzy Stradlin’, il bassista Duff McKagan e quindi Axl Rose.

Se escludiamo gli EP, i live e le compilation, i Guns N’ Roses ci hanno lasciato solamente quattro album: il primo, pubblicato nel 1987, è “Appetite For Destruction”, uno dei dischi hard rock più venduti ed osannati di tutti i tempi. Contiene brani famosi come Sweet Child Of Mine, Paradise City e Welcome To The Jungle, che è anche il primo singolo dei Guns.

Nel frattempo i nostri hanno modo di rivelare tutto il loro talento anche nelle performance dal vivo, diventando in breve tempo delle autentiche rockstar internazionali. Ma le vite a dir poco turbolenti dei vari membri dei Guns N’ Roses e le forti personalità interne alla band hanno fatto in modo che i lavori in studio siano discontinui e prolungati nel tempo. E così il nuovo album del gruppo, “Use Your Illusion”, vede la luce solo nel 1991, anche se suddiviso in due dischi distinti, “UYI I” e “UYI II”. Entrambi i lavori contengono brani da favola, come Don’t Cry (una lenta da brividi), November Rain (oltre otto minuti di lunghezza, un capolavoro di canzone che sembra rubata ai Queen…), la tosta You Could Be Mine (anche nella colonna sonora di “Terminator 2”), la cover dylaniana di Knockin’ On Heaven’s Door (uscita l’anno prima come colonna sonora del film “Giorni di Tuono”), la superba Civil War, la stradaiola Dust N’ Bones, la cover di Paul McCartney, Live And Let Die, e altri brani consistenti che spediscono i due dischi rispettivamente al 2° e al 1° posto della classifica americana riservata agli album.

A fronte dello straordinario successo di vendite in tutto il mondo, le tensioni interne alla band sembrano però raggiungere un punto di rottura: durante le fasi d’incisione dei due dischi, viene cacciato il batterista Steven Adler, sostituito da Matt Sorum dei Cult, e entra un sesto componente, il tastierista Dizzy Reed. Inoltre, i due “Use Your Illusion” sono tuttora gli ultimi album dei Guns N’ Roses a contenere canzoni originali. Nel successivo capitolo, “The Spaghetti Incident?” (1993), infatti, i nostri proporranno soltanto delle cover, seppur grandiose ed eseguite col loro stile inconfondibile. Tra queste la bellissima Since I Don’t Have You (un brano doo-wop degli anni Cinquanta), la tostissima Ain’t It Fun dei Dead Boys e la stradaiola Black Leather dei Sex Pistols.

L’anno dopo, nel ’94, i Guns N’ Roses pubblicano un’altra cover, Sympathy For The Devil, uno dei brani più belli dei Rolling Stones, per la colonna sonora del film “Intervista Col Vampiro”, ma quando Slash viene a sapere che Axl ha fatto sostituire alcune sue parti di chitarra con quelle suonate da un suo amico, Slash se ne va mettendo quindi fine alla storia dei Guns N’ Roses. O almeno così pare… nel ’95 la band prova a tornare in studio ma i rapporti sono ormai deterioratissimi e Slash preferisce utilizzare le nuove canzoni (o almeno quelle che aveva scritto lui) per una sua nuova band, Slash’s Snakepit, che pubblicherà due album nel corso degli anni Novanta.

I Guns come gruppo sembrano finiti ma nel 1997 Axl Rose, ormai il solo membro originale rimasto, nonché titolare legale del nome Guns N’ Roses, resuscita la band con nuovi musicisti e torna in studio per incidere un nuovo disco. Si tratta di quel benedetto “Chinese Democracy” di cui sopra, più volte rimandato e infine edito nel novembre 2008. Unica nuova uscita precedente, nel 1999, quando una nuova canzone, l’aggressiva Oh My God, viene inclusa nell’ennesima colonna sonora, “End Of Days”, un film con Arnold Schwartzenegger.

Axl, sempre a nome Guns N’ Roses, continua a fare tour (è stato anche a Milano nell’estate del 2006) mentre tre Guns ‘storici’, ovvero Slash, Duff e Matt Sorum hanno dato vita ai Velvet Revolver con Scott Weiland dei disciolti Stone Temple Pilots.
Checché se ne dica, i Guns N’ Roses hanno rappresentato nel bene e nel male l’ultimo vero grande gruppo rock. Dopo di loro ci sono stati i Nirvana… ma questa è un’altra storia. (